Il cardinale e le “Rivelazioni” di Maccio: ci sono tre possibili scenari futuri

Villa Guardia La riflessione di Monsignor Cantoni, vescovo di Como: «Esperienza spirituale molto profonda che si è sviluppata nel santuario»

Il santuario di Maccio e la sua vicenda che ha dell’eccezionale e dell’epocale, visto che non capita spesso di vedere nascere un nuovo santuario, sono nuovamente nei pensieri e nelle parole del vescovo di Como, cardinal Oscar Cantoni.

Durante la presentazione di sabato a Olgiate del libro del sinodo, il liber sinodalis, la pubblicazione che contiene gli orientamenti e le scelte pastorali dopo l’XI Sinodo diocesano, il cardinal Cantoni ha proposto una riflessione sui doni ricevuti dalla chiesa comasca.

Dossier a Roma

«Un beato, un santo e un altro beato – ha detto facendo riferimento a San Giovanni Battista Scalabrini, e alla beatificazione di suor Maria Laura Mainetti e di padre Giuseppe Ambrosoli, tutte figure del nostro territorio - la Chiesa aggiorna continuamente i suoi martiri, ahimè, e aggiorna l’albo dei suoi santi».

«Assieme a questo c’è anche un’esperienza spirituale molto profonda che è sviluppata nel santuario di Maccio – ha evidenziato il vescovo - un’esperienza che deve essere approfondita e conosciuta sempre più in attesa che la Santa Madre Chiesa gerarchica decida di presentarla come un evento soprannaturale operato da Dio Trinità Misericordia».

E, ha auspicato, «io mi auguro che sia più in fretta possibile perché da questo slancio otterremo ulteriore frutto».

Dal 2010, anno di istituzione del santuario di Maccio per disposizione del vescovo Diego Coletti, il santuario torna periodicamente agli onori della cronaca perché da 22 anni su Maccio c’è l’attenzione della Chiesa e di due Papi, prima Benedetto XVI e attualmente Francesco. Nel 2011 sono stati portati a Roma i dossier per la valutazione della Congregazione della Dottrina della fede.

Durante il Concistoro del 27 agosto scorso lo stesso Papa Francesco, come comunicato dal cardinale Cantoni, chiese del “veggente di Maccio”, ovvero del laico che ha vissuto in prima persona le rivelazioni di Maccio e i fatti avvenuti nell’attuale santuario quando era ancora chiesa parrocchiale della frazione sulla collina.

Le parole del vescovo di Como sulla vicenda di Maccio si attendono da tempo perché è solo il vescovo di Como, da agosto cardinale, che potrà comunicare la decisione di Roma sui fatti di Maccio, che potrà essere “Constat de supernaturalitate”, ovvero: sì, c’è qualcosa di soprannaturale; oppure “Non constat de supernaturalitate”, ossia: non c’è nulla di soprannaturale, o “Constat de non supernaturalitate”, è accaduto qualcosa di particolare, ma non di soprannaturale.

Non solo l’acqua che è stata ritrovata sul monolite di marmo dell’altare della chiesa di Maccio, non solo gli ex voto che sono stati portati al santuario in questi anni, luogo in cui periodicamente si prega anche durante la notte.

Il laico

La valutazione della Chiesa dovrà comprendere l’esperienza di particolare intensità mistica del maestro Gioacchino Genovese, un laico, classe 1959, sposato e padre di due figlie, musicista, direttore della scuola di musica di Villa Guardia.

Uomo colto e sensibile, e i molti scritti, tutti redatti Genovese con don Luigi Savoldelli, primo rettore del santuario, all’interno della chiesa, in cui ci sono delle rivelazioni di cui la gente non sa ancora nulla.

© RIPRODUZIONE RISERVATA