Niente agenti per le piccole dogane
La Svizzera pensa alle telecamere

Berna, dopo il “no” alle chiusure notturne, ammette le carenze di organici ma rilancia sulla videosorveglianza: «Chi ha fatto le rapine si era poi allontanato a piedi»

Il governo di Berna lancia un nuovo messaggio al Canton Ticino sul tema, sempre di stretta attualità oltreconfine, del controllo specie nelle ore notturne dei valichi minori. Archiviata definitivamente l’esperienza dello stop notturno ai transiti, Berna fa ora sapere che anche«una presenza costante delle guardie di confine presso tutti i valichi non è possibile».

In buona sostanza, non solo ad oggi non è possibile chiudere nuovamente la notte le dogane minori, ma neppure prevedere in corrispondenza di tali dogane un presidio fisso.

«La situazione è sotto stretta sorveglianza - scrive il Consiglio federale rispondendo a un’interpellanza della consigliera nazionale Roberta Pantani, che - va ricordato - ha perso il seggio a Berna alle federali dello scorso 20 ottobre -. E in questa direzione va la creazione, dallo scorso marzo, di pattuglie miste con l’Italia».

Ancora una volta, dunque Berna e Bellinzona sono su posizioni diverse circa la situazione lungo la “ramina” (così è chiamata in Ticino la rete di confine), anche se - forse per non creare uno scontro istituzionale - il Consiglio federale non ha nascosto che «le preoccupazioni della popolazione ticinese per via di furti e rapine» sono fondate.

Che fare dunque? La soluzione indicata da Berna e gradita anche all’Italia è quella di un monitoraggio dei valichi, specie quelli minori, attraverso un potenziamento della videosorveglianza. «Una presenza delle guardie di confine non è ipotizzabile, anche perché in occasione degli assalti a bancomat i criminali hanno passato il confine a piedi», la posizione di Berna.

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