«San Fermo che torna al voto?
È il primo caso in Italia»

Mai successa prima l’incorporazione di un Comune grande come Cavallasca: inevitabile che scattino subito le norme stabilite nel 1960

Si deve tornare alle urne per rieleggere il sindaco e il consiglio comunale della nuova grande San Fermo. La notizia ha subito interessato tutti i cittadini e la prima curiosità è sul perché di questo colpo di scena, arrivato quando tutto il processo di fusione si era ormai svolto. Per fare chiarezza occorre precisare che la fusione ovviamente non è in dubbio. l paese dal 1 gennaio 2017 si chiama San Fermo della Battaglia e comprende anche il territorio ed i cittadini di Cavallasca, su questo non si torna indietro. Un unico ente che amministra il territorio abitato da 7.500 abitanti.

Ma è stato il processo di fusione a far scattare la necessità di ritornare alle urne in primavera, questo contrariamente a quanto pensato sino a martedì, quando in Comune è pervenuta la nota d firmata dal prefetto Bruno Corda. In sintesi, visto che il nuovo Comune, con la variazione nei confini territoriali intervenuta con la fusione ha fatto crescere di oltre un quarto la popolazione totale, si deve andare a rinnovare il consiglio comunale. A imporlo è il Dpr 570 del 16 maggio 1960 e il ministero dell’Interno lo ha ribadito attraverso il dialogo con l’ufficio prefettizio.

Si parla di materia elettorale in un momento in cui anche la legge elettorale è tema di attualità. Quello di San Fermo è un caso unico in Italia, destinato quindi a fare scuola se avverranno fusioni analoghe. A spiegare cosa è successo è Nicola Venturo, capo dell’ufficio elettorale della Prefettura: non c’è alcun modo per evitare il ritorno alle urne, «Il ministero - sottolinea il funzionario -conferma la vigenza normativa della legge del 1960, non abrogata dalla legge Delrio sulle incorporazioni. Insomma, è una norma che non può essere disattesa».

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