Accordo al Sant’Anna per smaltire le liste d’attesa. Ma mancano medici e i giovani fuggono dalle specialità più richieste

Salute Pochi specialisti e nessun ricambio generazionale. I sindacati: «Alcuni settori sono in una crisi fortissima». E sempre più specializzandi rinunciano al loro contratto

La sanità locale sta tentando di accorciare le liste d’attesa, il problema è che mancano i medici e soprattutto non ci sono le nuove leve. Quasi un contratto su cinque per gli specializzandi viene infatti abbandonato o non viene assegnato. Negli scorsi giorni l’Asst Lariana ha rinnovato con i sindacati l’accordo per dare degli incentivi ai medici interni che si prestano a fare ore aggiuntive per tagliare i tempi d’attesa. Questo provvedimento, già pensato alla fine dello scorso anno e poi ripreso a gennaio dalla Regione, riguarda alcune prestazioni più critiche. Ad esempio la prima visita oculista, dermatologica, ortopedica, cardiologica endocrinologica, neurologica o esami come l’ecografia all’addome, l’ecografia cardiaca, quella bilaterale alla mammella, la mammografia, l’ecodoppler dei tronchi, la colonscopia, la spirometrica, diversi tipi di Tac e di eco. Un totale di 23 tra esami e visite specialistiche.

«Abbiamo firmato e devo dire che molti colleghi si sono anche prestati a fare un sforzo in più – dice Mauro Martinelli per il sindacato Cisl Medici – l’adesione è discreta, il problema piuttosto è la mancanza di specialisti. Alcuni settori per questo sono in crisi, come la cardiologia, l’oculistica, la dermatologia. Anche molte ore assegnate ai medici convenzionati, non direttamente dipendenti, vanno deserte. Si creano così dei vuoti vistosi». C’è chi preferisce lavorare nel privato e chi preferisce offrire le proprie competenze in Svizzera. E non c’è un ricambio generazionale.

In fuga dalle specializzazioni

Anaao Assomed, il sindacato dei medici e dirigenti sanitari, ha calcolato che nel territorio lombardo il 18% dei contratti di specializzazione per la formazione dei nuovi medici non vengono assegnati o vengono abbandonati durante gli studi. Ci sono dei percorsi dove il numero di borse sprecate supera nettamente la maggioranza. In testa, tra le discipline meno gradite in termini percentuali, ci sono Patologia clinica e Biochimica clinica (91%), Microbiologia e virologia (88%), Farmacologia e Tossicologia clinica (86%), Medicina e cure palliative (77%), Medicina nucleare (72%) e Medicina d’emergenza urgenza (60%). Se invece si considerano le discipline con il più alto numero di contratti disponibili, si nota come le percentuali maggiori di non scelta e abbandono si trovino proprio in Medicina d’emergenza urgenza, Medicina interna, Anestesia e rianimazione e Chirurgia generale. Perché?

«Si conferma l’orientamento verso discipline con un minore impatto sulla vita personale e un maggiore spazio verso la libera professione»

Perché parliamo di percorsi faticosi e una volta presa la specializzazione i professionisti del Pronto soccorso o dell’anestesia non possono esercitare anche la libera professione. Sono quindi carriere meno remunerative, rispetto alle altre. Sono al contrario ambitissime pur avendo pochi posti a disposizione Oculistica, Dermatologia e Chirurgia plastica. «Si conferma quindi l’orientamento verso discipline con un minore impatto sulla vita personale – scrive Anaao Assomed - e un maggiore spazio verso la libera professione, fuori magari dall’ospedale e dall’ospedale pubblico in particolare».

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