Addio a Pietro Cinquesanti
Dirigente in Comune,
assessore provinciale

Aveva 83 anni, si è spento sabato sera. Precursore delle rotonde, ha reso più sicure le strade. Il ricordo commosso di collaboratori, colleghi e amici

Per tutti era l’uomo delle rotatorie. Per chi gli è stato accanto, era un infaticabile lavoratore. Pietro Cinquesanti, politico di lungo corso, se ne è andato sabato sera. Aveva 83 anni e fin quando ha potuto, fin quando la malattia non glielo ha impedito, ha continuato ad interessarsi della cosa pubblica.

La dimensione politica e umana del “Cinque”, come tutti lo chiamavano, era provinciale. È nel suo ruolo di assessore, che ha ricoperto per 15 anni, coppolina in testa e l’inseparabile impermeabile, che lo ricordano in tanti. Architetto, uomo elegante e dai modi gentili, aveva percorso tutti gli scalini della carriera in Comune a Como, fino a diventare dirigente. Esponente di una classe politica che non c’è più, Cinquesanti prima di abbracciare il verbo leghista (peraltro, tra i primi immigrati dal sud a farlo, lui che era nativo della Puglia), era stato simpatizzante socialista. Ma è con la Lega, a partire dalla seconda metà degli anni Novanta, come assessore ai lavori pubblici in Provincia, che comincia a farsi conoscere e a dare il meglio di sé, raccogliendo pressoché unanimi attestazioni di amministratore pragmatico e capace. Non basterebbe l’intero spazio di questo articolo a elencare le opere pubbliche che portano la sua firma.

«Per me è stato un secondo padre» lo ricorda Bruno Tarantola, ingegnere in forza all’Amministrazione provinciale. «Mi ha insegnato tanto, sul lavoro come nella vita, è una perdita che mi colpisce particolarmente».

«Era davvero infaticabile» dice Fiorenzo Bongiasca, attuale presidente della Provincia, pure lui una lunga militanza a Villa Saporiti. «Ero presidente del consiglio quando lui era assessore, e mi è rimasta la memoria di un uomo attivo e leale».

«Mai un problema con lui, se ne va un grande amico - dice in lacrime Armando Valli, per tutti il “Mandell”, ex senatore leghista e amico fraterno di Umberto Bossi. «Se la strada Lariana è ancora in piedi lo si deve a lui, senza il Cinque questa strada non ci sarebbe più».

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