Alla De Cristoforis l’ultimo raduno. Ora il via ai lavori per gli uffici pubblici

La cerimonia Tanti ex militari ieri in piazza d’Armi per il saluto del 23° battaglione “Como” - Il demanio intanto prepara la gara per la trasformazione.La fine dei lavori entro il 2026

Como

Una bella occasione per ritrovarsi, per riassaporare il gusto di ricordi lontani, di quando alla De Cristoforis ancora - una volta al mese - gli scaglioni di reclute prestavano giuramento alla bandiera in piazza d’Armi, prima di raggiungere i reparti di destinazione.

Ieri mattina, per poche ore, il 23° battaglione di fanteria Como è tornata nella sua casa, la caserma che in piazzale Montesanto occupò dal 1975 al 1996. L’occasione è stata il raduno delle “cravatte azzurre” reso possibile dal comitato organizzatore presieduto dal generale Antonio Zerrillo con il patrocinio di Regione Lombardia e dei Comuni di Como e Solbiate con Cagno, che ha fattivamente contribuito all’iniziativa. Un’iniziativa che ha attirato tanti ex militari emozionati per il ritorno dell’alzabandiera solenne in piazza d’armi seguito dalla deposizione di una corona d’allora ai Caduti.

Accanto al generale Zerrillo, sono intervenuti il sottosegretario Alessio Butti, il sindaco Alessandro Rapinese e il prefetto Andrea Polichetti, l’assessore regionale Alessandro Fermi e il consigliere regionale Sergio Gaddi, assieme ai gonfaloni delle associazioni combattentistiche e d’arma, assieme al gruppo in uniforme storica dell’Associazione della sanità militare di Verrua Savoia (nel Torinese), del Medagliere dell’Associazione Nazionale del fante e della Fanfara dell’Associazione bersaglieri di Como.

Ad essi si sono aggiunti anche i gonfaloni di due Comuni la cui storia è legata a doppio filo a quella del 23° battaglione: il primo è del Comune di Santa Lucia di Piave, nel Trevigiano, dove il 28 ottobre del 1918, pochi giorni prima della fine della Grande guerra, il battaglione ricevette la sua Medaglia d’argento al valor militare; il secondo è quello del Comune di Rossa, nel Vicentino da dove proveniva il più anziano combattente di quella stessa guerra, il volontario Giovanni Tamiotti, garibaldino che con le mostrine del 23esimo si battè da volontario all’età di ottant’anni, dopo avere già preso parte, diciassettenne, alla prima guerra di indipendenza, anno 1848.

Ma la notizia di ieri è anche un’altra: se tutto andrà come previsto, il raduno del 23° coinciderà anche con il commiato definitivo dell’Esercito dalla vecchia caserma, che come noto il Demanio ha acquistato dal ministero della Difesa. L’obiettivo è quello di ricavarne negli anni a venire (con un iter che si preannuncia non breve) la “casa” di una serie di enti pubblici che oggi si ritrovano “sparsi” ai quattro cantoni del capoluogo, in un’ottica di razionalizzazione di spazi e servizi. La gara per l’assegnazione dei lavori è attesa l’anno prossimo, dopodiché, nel cosiddetto “cronoprogramma” (di rado rispettato quando si parla di cantieri pubblici, quantomeno a queste latitudini) c’è scritto che i lavori dovrebbero concludersi nella seconda metà del 2026. Sul tavolo c’è un investimento di 37 milioni di euro per trasformare un’area di 24mila metri quadrati, 19mila dei quali destinati a essere trasformati in ufficio. Vi saranno trasferiti la prefettura, l’Agenzia delle entrate oggi in via Cavallotti, la Commissione tributaria provinciale, la Direzione territoriale del lavoro, e ancora l’Archivio di Stato e l’Ufficio di esecuzione penale esterna.

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