Ancora pochi i medici di base
La Regione assicura: «Bando a giugno»

All’ultimo si sono presentati in 14, ora uno nuovo - «Di solito il numero al secondo tentativo è il doppio» e significa che potrebbero esserci 30 camici bianchi

Como

Mancano medici di famiglia, ma entro giugno la speranza è che si presentino una trentina di nuovi camici bianchi.

Nella nostra provincia 89 ambulatori su circa 300 sono vuoti, l’ultimo bando per reclutare nuovi medici di medicina generale ha ricevuto solo 14 candidature. Tra un mese e mezzo i termini del bando verranno riaperti e potranno candidarsi anche medici provenienti da fuori regione e neo laureati appena specializzati che non avevano fatto in tempo a presentare la domanda a marzo.

«Il numero dei medici che si presenta al secondo bando, così almeno è successo in passato, è in genere il doppio rispetto alla prima chiamata – fanno notare dall’assessorato al Welfare regionale –. Al primo bando per immettere medici di medicina generale partecipano quelli in graduatoria, poi vengono riaperti i termini e possono partecipare anche gli esterni e i neo laureati».

Quindi la speranza è che dopo le prime 14 candidature arrivino altre 30 domande circa. Così i medici mancanti da 89 potrebbero scendere a 45. Il rapporto tra medico e paziente diventerebbe un poco più equilibrato. Nella nostra provincia ormai tanti medici hanno sforato il massimale, da 1.300 assistiti si è già passati a una media di 1.500 pazienti per ogni medico. Ma il tetto negli ultimi anni è progressivamente salito a 1.800, fino anche a 2mila. Ci sono casi in provincia di medici che stanno gestendo, seppur temporaneamente, addirittura 4mila assistiti per sopperire a colleghi in malattia o che hanno scelto altri posti di lavoro.

Un fatto dovuto certamente ad alcune dimissioni: ci sono infatti medici che si dicono stanchi e sotto pressione e che preferiscono lasciare la professione e trovare altri impieghi nel mondo della sanità. Ma la carenza di medici è dovuta in particolare ai tanti pensionamenti, i camici bianchi comaschi hanno un’età media alta, non lontana dal limite dei 70 anni oltre il quale scatta la quiescenza. Ci sono diversi medici in città e in provincia che quest’anno andranno in pensione, creando così nuovi buchi negli ambulatori. Con il problema destinato, quindi, ad aggravarsi.

È molto complicato per il nostro sistema riuscire a rimpiazzare le fuoriuscite in fretta. Mancano i giovani laureati, negli anni scorsi non è stata fata la dovuta programmazione a livello centrale. La difficoltà è data anche dal fatto che per contratto nazionale i medici di famiglia, libero professionisti, prima di lasciare il posto devono dare un preavviso a corto raggio. E per non perdere assistiti, e quindi rimborsi, di solito lasciano una finestra di tempo piuttosto ristretta.

Resta all’orizzonte la riforma sanitaria regionale, che è in via di costruzione e applicazione. Le case di comunità, formalmente già aperte per esempio in via Napoleona, intendono accogliere anche gruppi di medici di famiglia per assistere le cronicità, fare da filtro e concentrare le forze.

È in corso una trattativa tra le parti per comprendere le esatte funzioni e i rapporti di lavoro e come si dovrà operare, ma ci sono diversi nodi ancora da sciogliere.

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