Apre la caccia e reagiscono gli animalisti. «Ci sono altre strade, lasciateli vivere»

Il caso Gli abbattimenti dei primi cervi innescano le proteste di associazioni e non solo. Marelli (Enpa): «La natura sa autoregolamentarsi, lo abbiamo visto durante il lockdown»

L’apertura (in ritardo) della caccia al cervo lo scorso 15 ottobre ha portato in dote una lunga scia di reazioni via social - e non solo - soprattutto da parte di chi ha visto negli abbattimenti una sorta di mattanza nei confronti di questi ungulati. Una sessantina i capi abbattuti lungo la dorsale occidentale del Lario, ricordando che anche quella di ieri era giornata di caccia e che dunque il dato è destinato a salire. E così, nonostante l’ok tardivo di Ispra (l’istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e l’aumento degli impatti sulle strade del territorio, le voci contrarie alla caccia di selezione si sono moltiplicate di ora in ora, soprattutto dopo la notizia dei primi 20 abbattimenti nelle Prealpi Comasche.

«Noi siamo contro la caccia - ha precisato Marco Marelli, presidente della sezione di Como dell’Enpa -. Le reazioni alla notizia dell’abbattimento dei primi capi non mi stupiscono per nulla. La natura si sa autoregolamentare e ne abbiamo avuto la “prova provata” nei ’mesi del lockdown. È un discorso lungo e che inevitabilmente crea forti frizioni. Ad esempio, ora che il lupo si è insediato in una parte del nostro territorio, prediligendo come cibo gli ungulati, si sta puntando il dito contro il lupo. Il discorso dei cervi può essere valido anche per i cinghiali, che non sono approdati qui per caso, ma che sono stati introdotti e che poi si sono incrociati con la specie già presente ed ora sono numericamente fuori controllo». Che la situazione su questo dibattuto argomento sia tesa lo dimostrano anche gli striscioni pro cinghiali piazzati a fine luglio all’esterno del Municipio di Binago ed al Parco Pineta in quel di Castelnuovo Bozzente. Una situazione in continuo divenire anche perché per le vicissitudini della cella (finanziata dalla Regione) di Binago la caccia al cinghiale è solo adesso ai nastri di partenza. Di sicuro i social in buona parte sia per la caccia al cervo che per quella al cinghiale si sono schierati a favore degli ungulati. Basta leggere i commenti alla notizia dei primi abbattimenti di cervi (quasi 150 i commenti sul nostro profilo facebook). «Quando l’uomo è libero, distrugge la natura», uno di questi commenti e ancora: «Lasciateli vivere». Ma è chiaro che la proliferazione di cervi, cinghiali e mufloni (questi ultimi nel Triangolo lariano) sta sicuramente portando in dote problemi ad agricoltori, cittadini e ai tanti automobilisti (una trentina gli impatti nell’ultimo mese e mezzo) lungo le strade del territorio.

«Si sono voluti far passare determinati concetti per rafforzare le posizioni dei cacciatori. E così si punta ad attaccare sistematicamente l’Ispra - la chiosa di Gigi Luraschi, guardiacaccia volontario e delegato provinciale della Lipu -. Ci sarebbero diverse contromisure da prendere, come la creazione di sovrappassi nei punti - sempre gli stessi - in cui transita la fauna selvatica. Dentro i Comprensori di caccia il peso delle associazioni ambientaliste è molto ridotto. Pertanto la nostra resta una voce autorevole, ma senza potere decisionale. Non mi stupiscono le polemiche dettate dall’apertura della caccia al cervo, anche se ahimé è tutto a norma di legge».

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