Asf, 5 milioni di utili
Ma per gli studenti
non ci sono autobus

A Como l’azienda dei trasporti a maggioranza pubblica ha distribuito i profitti anche a Comune e Provincia. Eppure niente corse in più nonostante la paura Covid

L’azienda che gestisce il trasporto locale è in mano a una maggioranza pubblica. E quei soci pubblici, ogni anno, ricevono da quell’azienda utili per svariati milioni di euro (2,5 dal bilancio 2019). Eppure alla vigilia della ripresa dell’anno scolastico più problematico del dopoguerra, di aumentare le corse dei ragazzi rinunciando tutto o in parte a quegli utili per garantire un servizio pubblico essenziale (come portare tutti gli studenti a scuola) non se ne parla.

Un paradosso tutto comasco, ammesso dagli stessi addetti ai lavori, e che nonostante questo - al momento - non sembra risolvibile.

Per analizzare il paradosso bisogna cominciare dalla situazione contingente, legata all’emergenza Covid: a poco più di una settimana dal sospirato ritorno in classe dopo mesi di lockdown e lezioni a distanza, gli studenti non sanno ancora con esattezza cosa ne sarà del loro anno scolastico. Anzi, molti sono passati dalla speranza di poter rientrare sui banchi accanto ai propri compagni, alla delusione di poterlo fare solo a settimane alterne (come deciso, ad esempio, da Magistri e Giovio). Il motivo? Il timore dei presidi che, senza un aumento delle corse dei bus, moltissimi ragazzi non avranno alcuna possibilità di raggiungere la scuola. E la domanda sorge spontanea: perché non si aumentano le corse per scongiurare sovraffollamenti pericolosi, ancor prima che vietati dalle norme?

Perché quell’aumento ha, ovviamente, un costo. Che non è detto che gli enti pubblici siano in grado (o abbiano voglia) di sostenere. Eppure...

I conti in tasca

Eppure la società che ha in appalto il trasporto pubblico a Como non solo è in clamoroso attivo (10 milioni di euro di utili negli ultimi due anni), ma ha anche ridistribuito oltre 5 milioni proprio a quegli enti locali che, oggi, dovrebbero essere i primi a preoccuparsi se i propri studenti riusciranno tra 8 giorni ad arrivare o meno a scuola sui mezzi pubblici.

La maggioranza di Asf Autolinee, infatti, è in mano agli enti pubblici. Quasi il 51% del capitale sociale è di proprietà di Spt Holding Spa che a sua volta ha il Comune di Como come socio di maggioranza relativa, seguito dalla Provincia e poi da Ctp Trasporti (altra società interamente pubblica, con quote distribuite tra i vari comuni lariani). Il restante 49% è di proprietà della srl Omnibus Partecipazioni, società per la metà detenuta da Arriva Italia srl (unico socio davvero privato di Asf) e da Fnm.

Negli ultimi due anni, come detto, attraverso Spt Holding la società dei bus comaschi ha restituito ai soci pubblici oltre cinque milioni di euro. Soldi che, verrebbe da pensare, potrebbero automaticamente essere investiti per incrementare le corse nelle fasce orarie più problematiche (in considerazione del fatto che a fronte di un orario scolastico che ricalca quello dell’anno precedente, è chiaro che quest’anno certi assalti ai bus da parte dei ragazzi all’esterno delle scuole non saranno più possibili).

«In effetti - ammette Guido Martinelli, presidente di Asf Autolinee - il paradosso esiste. Ma la questione è ovviamente più complessa, anche perché la programmazione delle corse non dipende dalla società, ma dall’Agenzia del Trasporto Pubblico Locale» che da quattro anni ha sostituito, in questa materia, le competenze che erano di Provincia e Comuni. E in effetti così è. Ma anche qui, volendo ben vedere, esiste un paradosso.

I contributi pubblici

Perché (com’è giusto che sia, visto che il servizio di trasporto è appaltato dagli enti pubblici a una società terza) l’Agenzia Tpl (principali referenti, ancora una volta, Provincia e Comune di Como) lo scorso anno ha versato ad Asf per il totale delle corse effettuate (i bus della società nel 2019 hanno percorso oltre 12 milioni di km) la bellezza di 26,5 milioni di euro. Un investimento non indifferente per un servizio non sempre apprezzato dagli studenti stipati sui bus. E che oggi, causa Covid, stipati su quei bus non ci possono certo stare.

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