Asilo politico negato
«Il problema è gestire
chi diventa clandestino»

Solo il 27% delle domande sono accolte. Nel 2016 respinte 731 richieste: che fine hanno fatto quelle persone?

Attilio Fontana in campagna elettorale ha promesso che da presidente della Regione avrebbe “liberato” la Lombardia dalla presenza di 600mila clandestini. Ora che presidente lo è diventato, sarà interessante capire come intenderà procedere, posto che si tratta di persone prive di documenti, tra cui si trovano gli ex richiedenti asilo politico a cui non è stata riconosciuta al protezione internazionale.

Come evidenziano i dati pubblicati ieri da La Provincia, solo il 27% delle domande di asilo ha esito positivo: i tre quarti sono respinte. Nel 2016 a Como furono 731 persone. Che fine hanno fatto?

Hanno ingrossato l’esercito dei clandestini, alimentando, ben che vada, come ha sottolineato Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana, il mercato del lavoro nero.

«Le soluzioni le deve trovare chi governa, ma difficilmente credo che Fontana possa farcela da solo» dice l’ex assessore Bruno Magatti. «Lo sa bene anche lui, né può bastare un’ordinanza sindacale contro l’accattonaggio. E non se ne deve fare una questione di campanile, altrimenti facciamo come il sindaco di Gallarate, che ha pensato di liberarsi dei migranti pagandogli il biglietto del treno per Milano. Credo che neanche l'Italia da sola possa farcela. È una questione che va affrontata a livello globale, cominciando magari a cambiare i criteri per l’ammissione alla tutela internazionale. La cosa più sbagliata è di negare l’esistenza di queste persone, come invece si vuole fare qui a Como. Si è visto che sono insensibili a qualsiasi sanzione o foglio di via e peraltro da qualche parte dovranno pure andare. Ma non si risolve il problema negandogli l’accesso ai giardini pubblici o alla biblioteca».

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