Bancarotta Calcio Como
La Procura voleva il carcere
I legali: «Processo mediatico»

Il retroscena: la Procura aveva chiesto la custodia in carcere per Pietro Porro e Flavio Foti

La Procura di Como aveva sollecitato il carcere per Pietro Porro e Flavio Foti. Richiesta convertita però dal giudice per le indagini preliminari nei domiciliari. Secondo il procuratore di Como Nicola Piacente e il pubblico ministero Pasquale Addesso, infatti, il carcere «appare allo stato» la sola misura adeguata «a far fronte alle esigenze» di tutela dell’inchiesta e di evitare una possibile reiterazione del reato. Nella richiesta di ordinanza di custodia i magistrati della Procura hanno parlato espressamente di «spiccata pericolosità sociale» dei due indagati.

Parzialmente di diverso avviso il giudice Maria Luisa Lo Gatto, che ha firmato l’ordinanza agli arresti domiciliari «previa verifica della assoluta indisponibilità di mezzi di comunicazione informatica e telefonica». Secondo il giudice, infatti, visto che sia Foti che Porro sono incensurati «non è irrealistico ipotizzare che, a fronte del provvedimento, rispetteranno i rigorosi obblighi connessi».

I difensori di Flavio Foti (gli avvocati Graziella Foti e Simone Gatto) non scelgono certo la strada della diplomazia per commentare - e contestare - l’ordinanza di custodia cautelare per bancarotta fraudolenta che ieri mattina ha portato agli arresti domiciliari lo stesso Foti e l’ex presidente del Calcio Como, Pietro Porro. «Non vorremmo che il carattere mediatico di questo processo porti ad esagerazioni in tutti i sensi».

I due avvocati comaschi respingono con forza le accuse ipotizzate dalla Procura: «Il nostro cliente - spiegano in una nota - è assolutamente sereno in quanto ha agito in palese buona fede in questa vicenda. L’ordinanza contiene degli errori sostanziali e rilevanti che verranno sollevati nelle sedi opportune»

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