Bruni, la Procura a caccia dei diamanti

Chiesta una rogatoria internazionale per verificare l’esistenza delle pietre preziose del caso Sca. Riflettori puntati su una società romana. Intanto la difesa dell’ex sindaco prepara il ricorso per la scarcerazione

Como

Novità sul fronte delle due inchieste che coinvolgono l’ex sindaco di Como Stefano Bruni, recluso nel carcere di San Vittore per la bancarotta di Mazal, l’agenzia privata di riscossione tributi finita a gambe all’aria con i soldi dei contribuenti.

La prima novità riguarda il fascicolo di indagine che la Procura della Repubblica di Como ha aperto sulla vicenda Sca e sull’acquisizione del suo pacchetto di maggioranza da parte di Iris, la srl che Bruni aveva a suo tempo ceduto agli austriaci di G-Diamonds gmbh.

Come si ricorderà, l’acquisizione di Iris e quella successiva di Sca erano state perfezionate tramite l’utilizzo di svariati milioni di euro in obbligazioni quotate alla borsa di Vienna, garantite da una presunta collezione di diamanti. Esistono o non esistono quelle pietre? Infine, l’avvocato milanese Massimo Campa - che condivide la difesa di Stefano Bruni con il penalista comasco Giuseppe Sassi - ha presentato istanza di revisione al tribunale del riesame di Milano. I legali chiederanno, se non la scarcerazione, quantomeno una attenuazione della misura cautelare.

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