Butti: «Le mie consulenze? Nessun’ombra: sono incarichi specifici. Gli obiettivi sono chiari e chi li manca se ne va»

L’intervista Il sottosegretario spiega i 2 milioni di euro in consulenze: «Non esiste l’amicizia ma solo la professionalità, la lealtà e la competenza»

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega a Innovazione tecnologica e Trasformazione digitale Alessio Butti spiega che «sono incarichi specifici in base ad una domanda specifica, non consulenze generiche». E sottolinea come il suo incarico, che in precedenza era ricoperto da un ministro, sia particolare. «Piaccia o meno - dice - mi sembra evidente che non esiste un sottosegretario con queste responsabilità».

E sulle persone che ha individuato compresi diversi comaschi, senza giri di parole assicura: «A me non interessa l’amicizia, la fede politica o altro. Io voglio risultati perché il Paese, che ha perso opportunità straordinarie a causa delle evidenti incapacità dei governo precedenti, ha bisogno di risultati. Chi non raggiunge obiettivi per propria incapacità salta. Punto».

Come a dire che non è detto che ci siano riconferme di incarichi che hanno la durata di un anno.

Da qualche giorno e da più parti si parla delle consulenze da lei date, secondo alcuni più per questioni di partito e di amicizia che per competenze. Come risponde a queste affermazioni?

Quando a metterci la faccia sono io non esiste l’amicizia ma solo la professionalità, la lealtà e la competenza. Solo uno è iscritto ad un partito (si riferisce a Stefano Molinari, ndr), ma ha anche un curriculum che gli ha consentito di passare le selezioni non del sottosegretario, ma della Corte dei Conti e del competente Ubrac, come tutti gli altri. Non si tratta di consulenze generiche ma di incarichi specifici in base ad una domanda specifica. Se il Dipartimento necessita di un esperto blockchain non posso prendere un barman e se ha bisogno di un account che conosca il territorio, il mondo degli enti locali o della sanità territoriale non prendo uno scienziato dell’intelligenza artificiale generativa che insegna all’università. Quindi si scorrono i curricula pervenuti e si avvia il processo selettivo. Chiariamoci bene, contrariamente a quello che avviene in altri contesti amministrativi, nel mio staff di segreteria, questo sì lo scelgo io personalmente dopo rigorosa selezione, non ci sono iscritti a partiti, né comaschi, tantomeno amici. Non si scherza. Mi piacerebbe essere una mosca per vedere cosa accade altrove e non solo a Roma.

I nomi più noti sono quelli di Molinari e Ambrosini. Da comasco non è preoccupato che possano contestarla?

Apprendo da lei che su circa 500 persone in carico al mio dipartimento, tutti profili previsti e richiesti per legge, i comaschi siano appena il 2%. O io sono molto corretto o non conto nulla, decidete voi. Ai vertici di Agenzie o società controllate dal mio Dipartimento (Agid, Pago Pa , eccetera) non ho indicato amici, né comaschi. Tutto, ma proprio tutto è pubblicato sui siti trasparenza. Chi viene ingaggiato con mansioni di coordinamento risponde su progetti verticali.

E chi non fa bene?

Chi buca l’obiettivo saluta e cambia mestiere. Chi lavora sul territorio deve accompagnare le pubbliche amministrazioni locali nella transizione digitale e ha target sfidanti. Questa si chiama gestione manageriale. Quante amministrazioni lavorano con i criteri e le incombenze del mio Dipartimento di Transizione digitale?

In totale sono una decina quelli assegnati a comaschi per circa 700mila euro. Non è preoccupato che, essendo lei comasco, qualcuno possa contestarla?

Guardi che al Transformation office (uno dei settori del mio dipartimento) c’erano già dei comaschi sconosciuti ingaggiati dal precedente ministro. Cosa faccio li revoco per “manifesta provenienza geografica”? I compensi sono indicati dalla legge, verificati insieme ai curricula dalle citate autorità e sono al lordo di ogni spesa logistica e di trasferimento. I contratti sono a tempo determinato (generalmente un anno). E faccio molta fatica a trattenere profili che nel privato vedrebbero triplicati i compensi. Ma poi, cosa significa questo pericoloso ragionamento? Che comaschi capaci, selezionati e radiografati non possano lavorare? Che aziende digitalizzate del territorio lariano non possano eccellere e come tali essere incentivate e premiate solo perché io sono comasco? Se il ministro della Giustizia o della Salute è lariano non possono esserci magistrati o cancellieri o medici o infermieri comaschi? Ma ci rendiamo conto, o no?

Un sottosegretario di suo pari livello che portafoglio per consulenze e incarichi ha? Come funziona?

Forse non è chiaro il mio ruolo perché evito al massimo esposizioni mediatiche, adesso lo sintetizzo. Ho ereditato una struttura che fino ad ottobre era un ministero. Ora guido questa struttura, molto complessa, dalla Presidenza del Consiglio su delega del premier alla quale faccio esclusivo riferimento e nelle cui mani ho giurato. Presiedo il Comitato Interministeriale per la Transizione Digitale. Gestiamo e promuoviamo interventi Pnrr per parecchi miliardi.

Stiamo digitalizzando la pubblica amministrazione e curando tutte le piattaforme e le reti: nonostante lo sfacelo conclamato ereditato, sotto gli occhi di tutti, stiamo ottenendo risultati importanti e rispettando milestone e target Pnrr. Con me ho un capo dipartimento, un consigliere giuridico, un capo segreteria tecnica, giuristi, ingegneri, social media manager, tecnici, informatici, conoscitori del territorio e della pubblica amministrazione locale. Piaccia o meno, mi sembra evidente che non esiste un sottosegretario con queste responsabilità.

Il vostro operato è in larga parte legato anche temporalmente al Pnrr?

Tutta questa struttura cessa la missione a fine 2026 con il Pnrr. Spero di essere stato chiaro. A me non interessa l’amicizia, la fede politica o altro. Io voglio risultati perché il Paese, che ha perso opportunità straordinarie a causa delle evidenti incapacità dei governo precedenti, ha bisogno di risultati. Chi non raggiunge obiettivi per propria incapacità salta. Punto. G. Ron - P. Mor.

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