Campo di calcio rumoroso
Gli orari li decide il giudice

Respinto il ricorso del Comune di Carlazzo che voleva l’impianto aperto più a lungo

Se il campo di calcio, dove oltre alle partitelle si svolgono anche tornei di pallone, disturba le persone che abitano nelle vicinanze, per via delle sue luci abbaglianti per consentire gli incontri notturni e per gli inevitabili rumori legati al gioco e alla presenza del pubblico, ci pensa il giudice - azionato dai cittadini molestati dal “rumor” delle partite - a stabilire gli orari di apertura dell’impianto sportivo e a far rimuovere l’illuminazione troppo violenta. La Cassazione ha infatti confermato la decisione con la quale la Corte di Appello di Milano ha stabilito che il campo sportivo comunale di Carlazzo, sarà aperto solo per due ore e mezzo la mattina (10-12,30), e solo quattro ore e mezzo il pomeriggio (15-19,30), per non disturbare eccessivamente una famiglia che abita una villa proprio a ridosso del campo e che ha intrapreso una dura battaglia legale contro le «immissioni acustiche» provenienti dallo stadio. Il campo potrà essere aperto anche la domenica e i festivi, ma con orari ancora più limitati (10-12,30 e 15-17).

Il ricorso dell’amministrazione comunale di Carlazzo - difesa dagli avvocati Elia e Giulio Di Matteo - per ottenere orari di apertura più ampi e per contestare il verdetto di appello è stato infatti respinto dalla Cassazione, con la sentenza 21172 della Terza sezione civile che ha confermato anche il diritto della coppia di coniugi che ha dato inizio alla causa, Lino R. e Elena F., ad ottenere anche seimila euro di risarcimento danni morali «per violazione del diritto alla salute», anche se non sono stati provati danni biologici. In proposito, i giudici rilevano che marito e moglie hanno comunque subito «un pregiudizio al riposo, alla serenità e all’equilibrio della mente, nonchè alla vivibilità dell’abitazione che il rumore e il frastuono mette a repentaglio», e si tratta di un danno “agevolmente percepibile in via presuntiva, sulla base di nozioni di comune esperienza». La vicenda si è protratta per anni, inizialmente il Comune fu disponibile a sostituire le luci troppo forti, ma sul resto non si trovò alcun accordo. In primo grado, il Tribunale di Como, nel 2011, aveva anche condannato il Comune a costruire una barriera «fonoimpedente» attorno al campo di calcio ma in appello i giudici eliminarono questa prescrizione perchè avrebbe prodotto un brutto impatto ambientale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA