Caritas, appello alle parrocchie
«I migranti hanno bisogno anche di voi»

Lettera dai contenuti critici nei confronti del nuovo bando per l’accoglienza «Risorse troppo scarse, cercheremo di proseguire senza l’aiuto dello Stato»

«Proseguire su questa strada, a queste condizioni, ci risulta impossibile».

A due settimane dalla scadenza del nuovo bando accoglienza, arriva una presa di posizione forte da parte del consiglio Caritas della diocesi di Como. Il documento inviato a tutti i parroci (insieme con un testo firmato da don Fabio Fornera, vicario per la pastorale), è molto duro nei confronti dei nuovi capitolati: si riducono i percorsi a «un servizio alberghiero o simil carcerario, dove all’inclusione si sostituisce un progetto assistenzialistico o punitivo».

Nel testo si sottolinea che le cooperative valuteranno comunque l’eventualità di partecipare o meno ai nuovi bandi, in un’ottica comunque di ridimensionamento e riduzione del numero dei loro operatori. Ma, le parole molto dure verso il decreto sicurezza e le sue conseguenze, sembrerebbero lasciar presagire la scelta di non partecipare, senza che questo significhi mettere fine all’opera di accoglienza. Anzi, l’impegno si rinnova con altri modi.

Nella diocesi, quindi in un territorio che comprende la provincia di Sondrio, una parte di quella comasca e lecchese, una sessantina fra comunità parrocchiali, congregazioni religiose, cooperative e associazioni hanno messo in piedi una forte esperienza di accoglienza per circa quattrocento richiedenti asilo, mettendo a disposizione strutture abitative, duecento volontari e sessanta operatori.

«Spesso si è stati accusati di fare i nostri interessi - si legge - , dimenticando che ci siamo occupati di profughi e migranti su richiesta, a volte pressante, di governi, prefetture e amministrazioni locali, che sapevano di poter contare da parte nostra anche su un valido aiuto di volontari». Ora, secondo il consiglio Caritas, il percorso é stravolto dalle conseguenze del decreto sicurezza e dai nuovi bandi delle prefetture per l’accoglienza dei richiedenti asilo sul territorio. «Vediamo così compromesso il cammino di cura delle persone - aggiungono -, di mediazione e integrazione che ha contraddistinto il nostro impegno, sia per la riduzione del contributo da 35 a 21 euro, sia per i nuovi vincoli imposti. Per esempio, si tagliano l’insegnamento della lingua, l’assistenza psicologica. la formazione professionale e le attività sociali». Proseguire su questa strada, a queste condizioni, risulta impossibile. «Auspichiamo - spiega - che questo richiami lo Stato a una nuova assunzione di responsabilità, e che comunque l’abbassamento degli standard non richiami ancor di più operatori ai margini della legalità».

Il vicesindaco Alessandra Locatelli ammette: «Ci aspettavamo questo effetto. È un taglio importante, che per noi era giusto fare. Per quanto ci riguarda, la creazione di posti di lavoro passa attraverso altre strade, per esempio incoraggiando le aziende e le industrie»

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