«Casa del Fascio, non fatene un museo»

Workshop a Como degli universitari americani con il professor Touraine, studioso di Giuseppe Terragni «Gli edifici muoiono quando smettono di cambiare. L’asilo Sant’Elia è incredibile proprio perché ancora vivo»

Arrivano dagli Stati Uniti per studiare l’opera di Giuseppe Terragni a Como. Sono gli studenti di architettura della University of Southern California, in città fino al 21 aprile, con il professor Olivier Tourainen, studioso di Terragni fin dagli anni Ottanta. Nel tempo passato in città, tra le aule dell’Istituto Carducci e i monumenti comaschi, studiano il Novocomum e l’eredità dell’architettura razionalista in un progetto, della durata di tre anni, sulle opere maggiori del grande architetto comasco. Oltre al Novocomum, nei prossimi due anni sarà la volta di Casa del Fascio e asilo Sant’Elia. «Il lavoro di Terragni è enorme – racconta il professor Touraine, a capo della spedizione californiana – non solo per Como, per la Lombardia, ma per tutta la cultura architettonica. Non è ancora patrimonio dell’Unesco ma dovrebbe diventarlo».

Un patrimonio che Como non può permettersi di perdere o sottovalutare ma che pone questioni importanti a livello di conservazione e utilizzo degli edifici: «La domanda importante che la città si deve porre è cosa andiamo a fare con queste opere che sono sì opere ma sono anche edifici. È in atto una sfida, una battaglia, tra conservazione e uso», spiega Touraine che sottolinea come sia fondamentale l’idea di una città razionalista “viva”. «Non dobbiamo vivere una città come un museo morto - dice - È vero che gli edifici sono storici, molti non sono sempre in buone condizioni, ma l’importante è che siano ancora in uso». Edifici razionalisti che svolgono ancora una funzione per la città di Como, un ruolo importante, come nel caso dell’asilo Sant’Elia: «Ho visitato l’asilo e l’ho trovato incredibile – prosegue Touraine – si vede che è vivo. Trovo stupendo che a distanza di 85 anni i bambini siano ancora lì a giocare. C’è un “collage” tra storia e uso contemporaneo». Un aspetto che non può mancare, secondo Touraine, neanche quando si pensa alla Casa del Fascio e al suo futuro: «Mi sembra importante e interessante che la Casa del Fascio sia “abitata”. Penso che architetti e studiosi sognino un museo Terragni nella Casa del Fascio ma questo per me significherebbe “uccidere” la vita dell’edificio che rimarrebbe cristallizzato nel tempo. Gli edifici muoiono quando smettono di cambiare».

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