C’è la crisi, ma la frutta costa di più
«La colpa non è dei commercianti»

Como, prezzo delle arance cresciuto del 30%, quello delle mele fino al 20% I consigli degli operatori: «Privilegiate i prodotti italiani»

Il prezzo delle arance ha compiuto un’impennata tra il 20 e il 30%. Le mele non sono andate molto meglio, costando ai consumatori comaschi mediamente il 20% in più. Coldiretti Como-Lecco ha fotografato un aumento dell’8,4% il mese scorso per la frutta. La verdura ha fatto tirar fuori dal portafoglio in media il 5% in più. Dalle mele alle patate, i rincari, in queste settimane, hanno vissuto un tasso superiore di 40 volte quello dell’inflazione. Frutta e ortaggi restano i prodotti più tartassati.

Colpa della scarsità di manodopera nei campi? O dei costi di trasporto diventati più pesanti in era di lockdown? O ancora del boom di prodotti come le arance, per opporre una fiera barriera di vitamina C al virus? Le spiegazioni si rincorrono: resta fermo lo sdegno, confermato anche dal vivace dibattito sui social. «Produttori e consumatori sono i due estremi della filiera colpiti da una situazione francamente inaccettabile - commenta il presidente di Coldiretti Como-Lecco Fortunato Trezzi, che consiglia di bussare alla porta degli agricoltori e aggiunge - Nei negozi di alimentari e nei centri della grande distribuzione occorre privilegiare l’acquisto di prodotti nazionali».

Torniamo alle ragioni del fenomeno: «È stato citato l’approvvigionamento più difficile, con la carenza di operatori per la raccolta - spiega Angelo Basilico, direttore di Confesercenti Como – Ma ci sono una serie di problemi che sfuggono, si sono visti aumenti del 10-20%, in qualche caso del 50-60%. Nei mercati e nei piccoli negozi, che vendono merce sfusa, i prezzi sono inferiori, perché il frutto raccolto in Sicilia viene caricato e mandato direttamente, senza imballarlo».

Da Cappellini Ortofrutta si analizza così la situazione: «In questi due mesi ci sono stati aumenti non indifferenti - spiega Giuseppe Cappellini- un po’ legati anche al cambiamento di stagione. Poi hanno inciso manodopera e trasporto. Adesso si sta tornando verso la normalità». A guadagnare non sono stati i fruttivendoli, assicura: «Abbiamo anche svolto le consegne a domicilio, persino 100 al giorno, per aiutare i clienti».

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