Chiude la merceria di via Zezio. Il racconto della proprietaria: «Ha novant’anni di storia, per venti me ne sono occupata io, ma ora i costi sono insostenibili»

La storia In quel negozio Simona Rizzo ha passato buona parte della sua vita, tra fili e vestiti. Il negozio chiuderà il 31 marzo, fino ad allora svendita totale: «Ho tanta rabbia, non è giusto: serve tutelare di più i commercianti»

«Mi ricordo che quando sono subentrata ai precedenti proprietari di questa merceria mia figlia aveva solo nove mesi, la portavo con me in negozio e lei se ne stava lì, nel box al centro del locale... tutte le mie clienti si ricordano di questo particolare e vent’anni dopo la riconoscono ancora». Simona Rizzo dipinge così i vent’anni passati nella storica merceria di via Zezio, che già per settant’anni prima di lei se ne è stata lì, appollaiata in quella strada: una certezza per i locali. «Le persone anziane amavano anche in questi ultimi anni di attività venire di persona, poi oltre all’abbigliamento io ho aggiunto articoli per la casa anche se l’anima del negozio è sempre rimasta la stessa: una merceria».

Quella di questo negozio è una storia che attraversa la vita di ben quattro proprietari diversi, per quasi novant’anni e che finirà tra una settimana: la sua data di scadenza è stata stabilita con grandissimo rammarico proprio da Simona, che il 31 marzo abbasserà per l’ultima volta la saracinesca. «Ci ho pensato a lungo - confessa - per un anno e più, mi continuavo a dire che ce l’avrei fatta, che dovevo farcela, ma mi stavo raccontando una bugia».

Il primo colpo alla merceria lo ha dato naturalmente la pandemia, ma come per altri storici negozi di Como non è stato solo il Covid a determinarne la chiusura: «Dal 2022 il costo delle bollette è salito tantissimo e così anche il costo della vita e intanto la clientela diminuiva: adesso non c’è altra scelta. Le vendite online sono troppo comode e troppo più convenienti, ormai le persone preferiscono acquistare con questa modalità».

Ma la magia di questi vent’anni resta, fosse anche solo nei ricordi che Simona condivide con i suoi clienti in questi ultimi giorni di attività, durante i quali mano a mano si svuotano gli scaffali e le scatole, si vende ciò che resta e le storie che ogni capo porta con sé: «Un grande dispiacere, senza dubbio, anche perché io sono una stilista e qui avevo il mio mondo, all’occorrenza cucivo. Se ripenso ai tanti sacrifici che sono legati alla merceria la rabbia è tanta: non è giusto. Servirebbero più garanzie per i commercianti storici, siamo in tanti a essere in difficoltà e a dover prendere questa decisione».

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