Como, salvare San Lazzaro si può
«Ma intervenga il pubblico»

L’ex Soprintendente: «La vita spirituale della città iniziò qui». Il caso dei 60mila euro accantonati nel 2009: «Costretti a restituirli»

Non è soltanto una questione di valenza architettonica o artistica. Salvare l’ex chiesa di San Lazzaro comporterebbe anche il recupero di un significato speciale per la città.

Lo spiega Alberto Artioli, ex soprintendente, nonché architetto: «La vita spirituale di Como comincia da San Carpoforo e si dipana, nel tempo, attraverso san Lazzaro e Sant’Abbondio fino ad arrivare alla cattedrale».

La struttura di via Rimoldi, oggi in stato d’abbandono e a rischio crollo, è un segno fisico, una tappa tangibile dell’evoluzione della vita del capoluogo. «È una traccia temporale con un’importanza storica rilevante - continua Artioli -. Una decina di anni fa effettuammo un sopralluogo insieme al restauratore Leonardo Camporini e al geometra Massimo Colombo. Resiste ancora un apparato decorativo importante: si potrebbe recuperare qualcosa, non penso che sia tutto andato perduto in questi anni».

Costruita fra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo, San Lazzaro è una delle pochissime chiese in Lombardia ad avere le navate poste su due livelli differenti. Fu sconsacrata nel 1779 e ristrutturata per essere adibita ad abitazione e magazzino.

«Mi stringe il cuore a vedere l’ex chiesa in questo stato - conclude Artioli -. Ho tentato di fare il possibile, mettendo fondi e vincoli, intervenendo sul tetto sollecitando l’amministrazione. In ogni occasione pubblica, ho sempre ricordato che andava salvata. Si potrebbe fare un’operazione simile a quella realizzata per la chiesa di Cosma e Damiano: l’unica soluzione è la proprietà pubblica e poi un intervento».

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