Como, auto elettriche sequestrate in dogana. Maxi multa fino a centomila euro

Una direttiva europea causa una serie di sequestri di apparecchiature a batteria

Como

Cinque auto elettrice, centinaia di overboard, decine di pile per orologi di marca: in dogana a Como si moltiplicano, nelle ultime settimane, i sequestri di oggetti alimentati con pile e batterie. Sequestri amministrativi, che rischiano però di costare salatissimo ai produttori e agli importatori.

Nelle ultime settimane i funzionari dell’Agenzia delle Dogana di Como hanno iniziato ad applicare una recente direttiva dell’Unione Europea legata al settore degli “accumulatori” elettrici, ovvero le batterie. Una direttiva che richiama una norma esistente in Italia da dieci anni, ma che soltanto negli ultimi mesi ha iniziato a provocare effetti costosissimi.

L’immagine più clamorosa riguarda il sequestro di cinque mini auto elettriche acquistate dalle Poste e destinate, appunto, ai portalettere, soprattutto per la consegna della corrispondenza nelle zone a traffico limitato. I funzionari di Dogana le hanno sequestrate perché il produttore e l’importatore non sono iscritti al cosiddetto “registro pile e accumulatori” istituito presso il ministero dell’Ambiente e che prevede il pagamento di un contributo che va a finanziare «i sistemi di gestione dei rifiuti» delle pile.

A Como, negli ultimi tempi, sono stati fatti almeno quattro sequestri di apparecchiature elettriche. Nell’elenco una partita di overboard, ovvero quella sorta di monopattino elettrico utilizzato soprattutto dai ragazzi e che ha spopolato in molti regali di Natale. Una spedizione di pile di ricambio per orologi preziosi, valore poche centinaia di euro. Le cinque auto delle Poste.

Sequestro a parte, il vero danno per gli importatori è la sanzione prevista. Perché la norma dice che «il produttore che, senza avere provveduto alla iscrizione» al registro pile «presso la Camera di commercio, immette sul mercato pile o accumulatori, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria» che va da un minimo di 30mila euro a un massimo di ben 100mila euro.

Ma se fino a pochi mesi fa i sequestri per questa violazione erano rari, dopo giugno si sono moltiplicati, complice una direttiva dell’Unione Europea che equipara al produttore anche gli importatori di apparecchiature a pile: «Ai fini dell’iscrizione al Registro nazionale dei soggetti tenuti al finanziamento della gestione dei rifiuti di pile e accumulatori - recita la direttiva - è considerato produttore, e quindi tenuto ad iscriversi al Registro, chiunque immetta sul mercato nazionale per la prima volta a titolo professionale pile o accumulatori, compresi quelli incorporati in apparecchi o veicoli». Da qui l’applicazione delle sanzioni previste dalla legge di 10 anni fa, che prevede - appunto - il sequestro e un’ammenda salatissima.

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