Como, dal sindaco niente cordoglio per il ragazzo tunisino annegato in viale Geno

Landriscina non ha inviato nemmeno un messaggio dopo la tragedia

Non una parola. Dopo l’ennesima tragedia consumata nello specchio d’acqua di fronte a viale Geno, nessun messaggio di cordoglio da parte del sindaco Mario Landriscina. Nello stesso giorno in cui ha espresso cordoglio e dolore per la prematura scomparsa del “collega” di Lugano Marco Borradori, Landriscina non ha speso una parola per la morte di Mahmoud Mehdi, ragazzino di origine tunisina annegato dopo essersi tuffato dalla passeggiata Ramelli.

Un silenzio che ha fatto discutere, forse visto anche il caso precedente e molto più eclatante, cioè il ritardo con cui aveva dichiarato il lutto cittadino dopo la tragedia di via per San Fermo, quando Faycal Haitot appiccò fuoco alla casa uccidendo se stesso e i suoi figli. «Un messaggio pubblico mi sembrava il minimo – commenta la consigliere Pd Patrizia Lissi – anche per un sentimento di pietas verso un giovane che ha perso la vita. Il sindaco deve ricordarsi che rappresenta tutta la città e forse si è dimenticato del ruolo che riveste. Anche chi aveva attorno, in giunta, poteva farglielo notare: un ragazzo è morto annegato nel nostro lago e nella nostra città».

Il diciottenne è stato ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Lecco. Solo mercoledì la polizia è riuscita a rintracciare i genitori in Tunisia e, grazie all’aiuto di un interprete, informarli dell’accaduto. Loro hanno acconsentito alla donazione degli organi. Su questo punto, la lista “Svolta Civica” (capogruppo Vittorio Nessi) muove una critica a Landriscina: «Rivolgiamo un pensiero commosso al destino del giovane immigrato annegato tragicamente nel nostro lago. Rileviamo che il sindaco, sensibile per professione, avrebbe potuto sottolineare il generoso gesto dimostrato dalla famiglia nel consentire l’espianto degli organi quale dono significativo per la nostra collettività». Il ragazzino era arrivato in Italia a gennaio. La conclusione di un viaggio dalla Tunisia, ancora minorenne. Mahmoud era stato affidato a una comunità del Monzese. «Un sindaco non dovrebbe rappresentare soltanto se stesso o la propria parte politica ma i sentimenti di una intera comunità», è il commento di Bruno Magatti, già consigliere di Civitas.

«Mi sembra un atto dovuto – aggiunge Ada Mantovani (gruppo misto) – credo sia riprovevole che, in un momento così delicato, l’amministrazione non abbia pensato a un messaggio di cordoglio e vicinanza verso la famiglia del ragazzo, alle prese con una tragedia». Mahmoud è il quinto ragazzo annegato in sei anni in viale Geno: come lui, le altre vittime erano tutti ragazzi molto giovani, in gran parte di origine straniera. E il tema della pericolosità del bagno in quella zona torna d’attualità, purtroppo, ogni estate.

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