Como e Lugano, vescovi di frontiera
Un lungo abbraccio di solidarietà

Una data storica: ieri in Duomo l’incontro tra i due prelati, Cantoni e Lazzeri - Radici comuni ma anche tanti progetti condivisi

È già una data storica. Ieri pomeriggio il vescovo della diocesi di Como Oscar Cantoni e il vescovo di Lugano Valerio Lazzeri hanno celebrato nel Duomo di Como. Non accadeva dal 1986, quando si celebrò il XVI centenario della diocesi di Como. La ricorrenza questa volta è meno formale e di grande sostanza, si è celebrato un sodalizio, una comunione di intenti per presidiare di solidarietà uno dei confini più difficili d’Europa per i popoli migranti che qui arrivano e si arenano. I volontari delle due Caritas, quella comasca e quella ticinese, hanno raccontato, prima della celebrazione in Duomo, nella basilica di San Fedele le loro esperienze.

Dopo i saluti dei due vescovi diocesani, gli interventi dei due direttori delle Caritas che hanno organizzato l’evento, Roberto Bernasconi per Como e Marco Fantoni per Lugano, hanno dato la prospettiva del lavoro svolto insieme e di quanto ancora si può fare in spirito di collaborazione concreta.

Dall’emergenza migranti alla stazione San Giovanni nel 2016 al sostegno del centro rifugiati nella parrocchia di Rebbio sono tante le occasioni che, tra le altre, negli ultimi anni hanno avvicinato le due associazioni. Già lo scorso anno i due vescovi con i due direttori Caritas ebbero un intenso momento di scambio e condivisione sui progetti realizzati e su quelli futuri. Ieri hanno voluto creare un’occasione per valorizzare tutte quelle persone che, in maniera gratuita e spontanea, hanno deciso di dedicare parte del proprio tempo agli altri al lati opposti della frontiera.

«In nome delle radici comuni delle due diocesi - ha detto Bernasconi - che alimentano lo spirito di solidarietà che porta i volontari a spendersi per le persone che hanno bisogno». Marco Fantoni ha spiegato il significato del bellissimo logo scelto per la giornata e per i progetti che nasceranno: «Sono due parti di una ponte e un tassello centrale che una mano, dall’alto, aggiunge per completarlo. Un simbolo che rappresenta l’opera dei volontari, portatori di speranza attraverso il valore della gratuità». Proprio loro sono i protagonisti del pomeriggio, dopo l’approfondimento culturale di monsignor Saverio Xeres a memoria di una storia di collaborazioni tra i due territori gemelli, simili per cultura e spirito di solidarietà. Ha citato don Serafino Balestra e don Giovanni Gatti e ha raccomandato «c’è chi ha aperto una via, vediamo di non smarrirla».

Condotta dalla giornalista Enrica Lattanzi, la successione delle testimonianze si è aperta con l’intervento di Dante Balbo, svizzero, responsabile del servizio sociale, si occupa di volontariato in Caritas e ha descritto la complessità sociale e le contraddizioni in cui oggi ci si muove. Katia Colombo ha detto che il “suo” oratorio di Chiasso «è il luogo privilegiato dal quale osservare il fenomeno delle migrazioni» e da 15 anni esiste una mensa di solidarietà dove si dà ristoro soprattutto alla solitudine. Si riconosce nel simbolo del ponte Georgia Borderi dalla parrocchia di Rebbio, «dove si impara che ognuna di quelle persone, che vediamo come una folla indistinta, è un individuo con la sua storia, i suoi affetti». Una volontaria del servizio Porta Aperta di Como, Rossana Bernasconi, ha elencato le virtù del buon volontario e Aldo Ragusa la sua esperienza a Lugano di aiuto a chi è fortemente indebitato. Omaru Kamara dalla Liberia, vent’anni, aiuto cuoco per il momento e aspirante scrittore, ha scritto una favola di preghiera e solidarietà letta con sottofondo musicale e l’urgenza del fare è volata alta sulla poesia.

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