Como, ferita dalla pensilina,
ma condannata
«Mi sento offesa per questa ingiustizia»

La denuncia della pensionata colpita da un pannello in una giornata di forte vento, «Mi ero messa lì sotto per proteggermi. Finita in ospedale, eppure sono io che devo pagare»

Como

I novecento euro che riceve di pensione al mese, la signora Marina Posca dovrà ora investirli tutti quanti per pagare gli avvocati di Asf, Avip Italia e Zurich Insurance: 3.500 euro in tutto da versare per essere rimasta ferita da un pezzo di pensilina in un giorno di vento. Una storia paradossale, quella della pensionata di 78 anni finita in pronto soccorso due anni fa dopo essere stata colpita da una lamiera, condannata lei a pagare le spese legali della causa che ha perso.

«Mi sento come offesa per questa ingiustizia - dice la donna -. Nella mia vita non ho mai chiesto niente a nessuno, ma ho avuto delle spese per le conseguenze di quella botta subita. Guardi com’è andata a finire».

La voce della signora Posca si piega ogni tanto per la commozione, mentre ricorda l’iter di una storia che ha dell’incredibile.

«Il 24 aprile di due anni fa - ricorda la pensionata, che vive a Oltrona ma per anni ha lavorato e vissuto a Careno - ero a Como. Mio marito era morto solo due mesi prima e io ero stata ospitata da mia nipote in centro città. Quel giorno ho deciso di tornare a casa in bus. Lei mi ha detto: “zia attenta che c’è vento”. Ma io ho pensato: mi metto sotto la pensilina, salgo sul bus e sono a casa per pranzo».

Così non è andata: «Ricordo che ero seduta sotto la pensilina di piazza Vittoria. Mi sono messa lì proprio per ripararmi dal vento. A un certo punto arriva una raffica, mi sono alzata in piedi e mi è venuta contro la lastra della reclame che era di lato alla palazzina. L’ho vista che mi arrivava addosso: mi ha colpita e mi ha buttato in terra. Un ragazzo era lì ed è stato lui a tirarmi su: mi ha tolto la lastra di dosso, mi ha aiutata ad alzarmi ma sono subito ricaduta».

La lastra «mi ha colpito testa, collo e spalla sinistra» ricorda ancora Marina Posca. «Proprio in quel momento passava una Croce Rossa e le persone che erano lì l’hanno chiamata». Portata al Valduce, la donna era sotto choc: «Non riuscivo a parlare. Ero agitatissima. So che hanno chiamato mia figlia. Lei è arrivata, mi ha accarezzato e allora finalmente ho parlato».

Il resto è storia legale: l’arrivo dei vigili e il consiglio della nipote: «Ha lavorato per un avvocato, lo ha chiamato per raccontargli cosa mi era successo e si è preso a cuore il caso». Anche perché «tra fisioterapia, cure e psicologo» per lo spavento subito «di spese ne ho avute».

Ma la causa non è andata come la donna pensava. Il giudice ha valutato che la colpa delle ferite subite dalla signora Posca non fosse addebitabile ad Asf o alla ditta addetta alla manutenzione della pensilina, ma al caso fortuito: ovvero a una giornata di vento con raffiche troppo forti. Ma anziché compensare le spese, il giudice ha condannato la pensionata a pagare lei i costi dei legali (pure sotto la soglia del minimo) «Mi sento come offesa, mi creda».

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