Como, Ferro e Viola
«Paratie, colpa
degli enti locali»

Gli avvocati degli ingegneri sulla sentenza di condanna della Corte dei Conti: «I giudici accusano Comune,Regione e Soprintendenza»

«La Corte dei Conti ha sostanzialmente processato la Città di Como, la Regione Lombardia, la Soprintendenza, il Comune e i soggetti privati legati al progetto paratie. Mentre a Viola e Ferro viene attribuito meno del 2% del presunto danno erariale». Gli avvocati Elisabetta ed Elia Di Matteo, legali dell’ex direttore del progetto paratie Antonio Viola, non ci stanno a far passare il loro cliente e Antonio Ferro (ex responsabile unico del procedimento) come i veri colpevoli del disastro paratie.

Com’è noto nei giorni scorsi i giudici erariali hanno condannato i dirigenti comunali a pagare complessivamente 43mila euro per colpa grave legata alla vicenda del muro, contro un danno erariale stimato in 2,6 milioni di euro. «Non è vero che sono stati condannati solo Ferro e Viola - sottolineano i due avvocati - Anzi, tutt’altro. È di tutta evidenza che il danno cagionato alla Pubblica Amministrazione da soggetti pubblici e privati » diversi dai due dirigenti «è pari a oltre il 98%» secondo la sentenza.

Al netto di queste considerazioni, i difensori di Viola contestano la sentenza della Corte dei Conti: «È stato ritenuto, errando, che il progetto complessivo dell’opera ruotasse attorno al muro e, per l’effetto, essendo stato demolito il muro, la Corte dei Conti ha ritenuto che l’originario progetto sarebbe stato totalmente travisato trasformato e sostituito». Ma sulla vicenda del muro «all’ingegner Viola nulla è stato contestato: non l’ha progettato così come non ha neppure progettato le paratie fisse mobili che siano. Sicché, a giudizio della Corte dei Conti, il tutto deriva dalla eliminazione del muro su richiesta della Città». Infine con «riferimento alle questioni penali richiamate in sentenza e alle richiamate questioni amministrative sulle varianti non sono questioni rientranti nella giurisdizione della Corte dei Conti. Valuteremo attentamente se ricorrere per difetto assoluto di giurisdizione».

Critico nei confronti della sentenza anche uno dei legali di Antonio Ferro, l’avvocato Walter Gatti: «Sono abbastanza sorpreso. La sentenza non fa tesoro del dibattimento, ma utilizza atti d’indagine senza contestualizzarli rispetto a quello che è emerso nel dibattimento. La sentenza di primo grado che aveva assolto Ferro e Viola era riuscita a contestualizzare bene l’intera vicenda facendo riferimento a un’opera complessa e, per questo, escludendo la colpa dei dirigenti comunali».n 

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