Como: i conti del virus
Fare la spesa costa molto di più

Coldiretti: frutta e verdura su dell’8,4 e del 5%.Federconsumatori: «Aumenti non giustificati. Segnalati soprattutto nella grande distribuzione»

La certezza arriva dallo scontrino, improvvisamente molto più pesante: durante il lockdown i prezzi sono aumentati, penalizzando le famiglie in un momento già difficile.

Dati locali al momento ce ne sono pochi: per Coldiretti Como-Lecco la frutta in aprile ha registrato un aumento dell’8,4%, la verdura del 5%, con impennate per il prezzo di arance e mele (20-30%). L’Istat ha calcolato che il carrello della spesa è aumentato su base annua del 2,6% in aprile (contro l’1% di marzo), una crescita che non si registrava dal febbraio 2017. E l ’Antitrust ha avviato un’indagine per verificare quello che qualsiasi massaia potrebbe giurare ogni volta che passa alla cassa di un supermercato.

Nuovi comportamenti

Sull’aumento dello scontrino medio hanno certamente inciso anche alcuni comportamenti indotti dal lockdown: dalla necessità di servirsi in punti vendita più vicini, e magari meno convenienti, al cambio della composizione della spesa, descritto dall’istituto di ricerca Nielsen con tre voci: effetto “stock” (accumulo di prodotti durevoli), effetto “prevenzione e salute” (da guanti usa e getta ai detergenti) ed effetto “resto a casa” (dall’aperitivo al comfort food). «Sì, ci sono arrivate alcune segnalazioni di aumenti - dice Mara Merlo, presidente di Federconsumatori Como - Riguardano prevalentemente frutta e verdura, e in generale la grande distribuzione. Si tratta di aumenti non giustificati perché se l’alibi sono le difficoltà logistiche queste hanno riguardato tutti i settori. Ed è un fenomeno particolarmente odioso perchè tocca l’unica voce di spesa irrinunciabile».

Le cause? «Diverse. Anche qualche fake news, come quella sulla vitamina C per prevenire il coronavirus, che ha determinato un aumento del consumo di arance, e anche l’effetto scorta, soprattutto all’inizio, che ha portato a un modo un po’ scomposto di fare la spesa. E poi, con più tempo per cucinare, la ricerca del prodotto fresco. Ma nulla che giustifichi gli aumenti che ci sono stati, che per i prodotti di cura alla persona hanno toccato punte del 20-30%. Hanno avuto un comportamento più virtuoso i negozi di vicinato, che forse anche per fidelizzare il cliente hanno contenuto i prezzi».

È d’accordo Claudio Casartelli (Confesercenti), che rappresenta i commercianti del mercato coperto: «Il rischio lo avevamo denunciato : la costrizione a fare la spesa in certi posti avrebbe avuto effetti sui prezzi, annullando la libera concorrenza. E poi la difficoltà a reperire i braccianti ha influito sul prezzo di alcune tipologie di prodotto, come i pomodori. Noi possiamo dire che al mercato i prezzi sono aumentati meno, arrivando a raggiungere anche quelli della grande distribuzione, in genere considerati più concorrenziali. Difficile fare rilevazioni, ma qualcuno in questa situazione ci ha guadagnato».

Fenomeni speculativi

«Gli aumenti non sono imputabili al coltivatore - precisa il presidente di Coldiretti, Fortunato Trezzi - quanto a fenomeni speculativi messi in atto in tappe successive della filiera.Gli agricoltori non ci hanno guadagnato un centesimo in più, e hanno cercato di andare incontro al consumatore con la vendita diretta, spesso anche con la consegna gratuita a domicilio».

«I nostri associati stanno riaprendo in questi giorni - è l’opinione di Graziano Monetti, direttore generale di Confcommercio Como - Non abbiamo segnalazioni di aumenti che pure sarebbero giustificati dalle maggiori spese per adeguarsi ai protocolli di sicurezza. Non avrebbero invece ragion d’essere aumenti nella grande distribuzione, che non ha mai smesso di lavorare».

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