Como, il sindaco: «No ai profughi
nel vecchio Sant’Anna»

Rispunta il progetto per ospitare migranti nel padiglione G.B. Grassi. Il sindaco: «Se lo depositano, diremo no»

No al centro profughi, sì agli uffici pubblici. Il destino dell’area del vecchio ospedale è in primo piano e il sindaco Mario Lucini prende posizione sulle due proposte che stanno facendo discutere.

La prima riguarda il padiglione “G.B. Grassi”, già sanatorio e fino al 2010 sede di alcuni reparti di degenza del Sant’Anna. Un immobile storico, sottoposto a vincoli da parte della Soprintendenza e oggi di proprietà di Cassa depositi e prestiti, società controllata dal ministero delle Finanze. Un anno e mezzo fa è stato venduto dal Sant’Anna - per quattro milioni e mezzo di euro - a un fondo immobiliare gestito dalla stessa Cassa depositi e prestiti, che ha da subito avviato trattative con una realtà del terzo settore per trasformare il padiglione in un maxi centro profughi (i contatti sono stati avviati con Il Focolare, titolare Giovanni Mazzoleni, gruppo che gestisce già la struttura per migranti al Salesianum di Tavernola). Ebbene, il progetto - che era stato presentato informalmente alla prefettura e allo stesso Comune - non è stato affatto accantonato, la proprietà anzi ha deciso di depositare a Palazzo Cernezzi un’osservazione al Pgt (nuovo piano regolatore) chiedendo di cambiare la destinazione dell’area: attualmente è ricettiva e dovrebbe diventare “assistenziale” per poter ospitare un centro profughi.

Una modifica che dovrebbe in ogni caso passare al vaglio del consiglio comunale e ben difficilmente otterrebbe il via libera, almeno a giudicare dalle parole dello stesso Lucini. «Noi - dice il sindaco - siamo contrari». Con buona pace dello stesso Mazzoleni, verrebbe da dire, visto che il titolare del Focolare aveva confermato proprio a La Provincia l’interesse per l’operazione. «Le caratteristiche dell’immobile sono ideali - aveva detto - ma mi rendo conto che l’anno prossimo a Como si vota...».

Il sindaco chiude la porta all’opzione profughi, dunque, ma accoglie di buon grado l’idea di trasferire nel comparto di via Napoleona alcuni uffici pubblici oggi situati in centro. «Uno scenario interessante - dice - anche in termini di possibile risparmio sugli affitti oggi a carico dello Stato e della Regione. Certo, non si può passare da un estremo all’altro pensando di svuotare la convalle per concentrare tutte le sedi a Camerlata, ma è vero che alcune realtà hanno bisogno di spazi più ampi e pagano davvero tanto per l’affitto. Per alcuni enti potrebbe essere una scelta intelligente».

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