Como, no al centro cottura all’ex S.Anna
Intanto 50 persone perderanno il posto

Si tratta dei dipendenti a tempo determinato. Il Comune: «Impossibile riassumerli». L’assessore: «Nelle condizioni attuali un’unica cucina è troppo costosa e non sostenibile»

Como

La riorganizzazione delle mense scolastiche non passerà dalla realizzazione di un punto unico di cottura nell’area del vecchio Sant’Anna. È questa la prima comunicazione che il Comune ha fornito ai sindacati in un faccia a faccia convocato sul destino delle mense e su quello di 47 dipendenti. Su questo secondo tema la posizione dell’amministrazione è stata perentoria: le norme, ha detto in sintesi il segretario generale Andrea Fiorella, non consentono la conferma dei contratti e nemmeno la stipula di nuovi, sempre a tempo. Proposta una proroga di tre mesi, da marzo a giugno, ma poi il personale che principalmente lavora nei refettori, resterà a casa.

La giunta di Palazzo Cernezzi e gli assessori Amelia Locatelli (Politiche educative) ed Elena Negretti (Personale) avevano chiesto nelle scorse settimane un approfondimento ai tecnici proprio sull’aspetto dei contratti a tempo determinato e il responso era stato chiaro: niente rinnovi. In pratica non è più possibile, è la tesi degli uffici di Palazzo Cernezzi, utilizzare personale a tempo determinato per un servizio continuativo. Lo stesso problema era stato sollevato anche dalla precedente amministrazione di centrosinistra, ma poi dopo una serie di proteste e l’impossibilità di realizzare la soluzione del punto unico di cottura (in quel caso l’ipotesi era via Isonzo) il Comune aveva messo in atto una proroga. «Il segretario generale - spiega l’assessore Locatelli - dopo un approfondimento si è espresso dicendo che la legge non permette il mantenimento di personale a tempo determinato né quello attuale né di assumerne di nuovo. Quello che faremo è raccomandare a chi si aggiudicherà la gara per la gestione del servizio di assumerli. Questa premessa è fondamentale perché il nodo dei dipendenti ci taglia le gambe su quasi tutte le soluzioni».

Al termine dell’incontro con i sindacati gli spiragli sembrano pochissimi. Le perplessità sul punto di cottura al vecchio Sant’Anna, dove gli assessori hanno fatto anche un sopralluogo nei giorni scorsi, è stato motivato da Palazzo Cernezzi con una serie di controindicazioni: di natura economica (si parla di un investimento molto oneroso), temporale (non si riuscirebbe a completare i lavori per il prossimo anno scolastico), ma anche di sostenibilità. Il Comune ha fatto presente che con il numero di pasti delle scuole (circa 4mila al giorno) non sarebbe sufficiente a garantire la sostenibilità dell’investimento. Ultima criticità evidenziata è quella della proprietà dell’immobile, che appartiene alla Regione, cosa che richiederebbe un accordo preventivo per l’affitto degli spazi.

Il Comune prospetta per il prossimo anno scolastico il mantenimento delle cucine nelle scuole dove già oggi sono presenti. Per circa 1800 pasti, invece, è prevista l’esternalizzazione completa del servizio sia di preparazione che di trasporto.n «Il nostro - spiega ancora l’assessore alle Politiche educative - non è un no in assoluto al punto unico di cottura, ma nelle condizioni attuali non è fattibile. Il discorso dei sindacati è più che condivisibile, ma purtroppo non è realizzabile». E garantisce però preventivamente ai genitori che «verrà creato un gruppo di controllo qualità».

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