Como, Proserpio
«I miei 14 anni in Africa»

Dal 2003 in Senegal, centinaia di bambini salvati dalla strada. Storia del “dottor Schweitzer” comasco. E di una associazione che, grazie all’impegno di tantissimi sostenitori, raccoglie risultati sempre più straordinari

Como

Si chiamava Albert Schweitzer, faceva il medico, il missionario e il musicista. Trascorse gran parte della sua esistenza in Gabon, al servizio dei più poveri, e con quel suo caschetto coloniale sempre in testa, finì per vincere anche un Nobel per la pace.

Ecco a chi assomiglia Severino Proserpio. Sono serviti tre quarti d’ora di conversazione per riuscire finalmente a mettere a fuoco. La barba, la pelle, i capelli imbiancati dal sole. Albert Schweitzer. Sarebbe quasi da richiamarlo («Uéla Seve... Sai a chi somigli? A un premio Nobel»), ma ormai è tardi.

Dopo un paio di settimane trascorse a Como, “baba Seve” è già ripartito alla volta del suo Senegal. Sono passati 14 anni da quando, per la prima volta, salutò tutti e scelse il piccolo villaggio di pescatori di Kellé sur Mer per cominciare la sua nuova vita. Per fortuna, una volta tanto, non sembra ieri. Nel senso che, a riguardarli e a ripensarli uno per uno, sono stati anni lunghi, densissimi, pieni di storie, facce, idee, gioie e fatiche.

L’obiettivo è quello di rendere i ragazzi del villaggio autonomi, «aiutandoli a casa loro», come dicono i tanti che lo auspicano ma non lo fanno mai. Le ragazze della sartoria, tra l’altro, hanno anche seguito un corso di imprenditorialità, e cominciano ad avere le prime commesse, sia dal Senegal sia dall’Italia. Sono bravissime, assicura ancora Severino, che tuttavia, e nonostante l’entusiasmo, non nasconde di avere bisogno di aiuto per continuare. Lo Stato, del resto, è lento quando si tratti di pagare i suoi debiti, in questo caso di versare il 5 per mille, principale fonte di sostentamento dell’associazione. E per quanto la vita in Senegal costi relativamente poco, a fine mese gli stipendi vanno pagati.

In questi anni sono stati centinaia i comaschi che hanno aiutato l’associazione, a partire dai pensionati dello Spi Cgil, primi a credere nel progetto. Oggi i sogni di Baba Seve, il dottor Schweitzer comasco, meritano ancora la nostra fiducia.

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