Como, quante edicole chiuse
«Il Comune è troppo esoso
Rischia di farle soffocare»

Il legale Lavatelli: non è solo colpa del mercato

C’erano una volta i chioschi, disseminati in vari punti di Como, punti di riferimento per residenti del centro come della periferia. Per lo più erano edicole. Negli ultimi anni una dopo l’altra hanno chiuso: a Como Borghi, in via Cesare Cantù, a Porta Torre, in piazza San Rocco, in viale Varese, a Tavernola, e in piazza Volta, dove è stata addirittura abbattuta.

«Non hanno retto alla trasformazione del mondo dell’informazione, con il passaggio dalla carta stampata al web. Ma anche il Comune ci ha messo del suo» dice l’avvocato amministrativista Mario Lavatelli, che assiste diversi titolati di edicole piazzate su suolo pubblico. Al Comune pagano un canone annuo che è andato sempre in aumento, mentre gli affari calavano: una stretta che a soffocato gli edicolanti.

A titolo di esempio, quest’anno un chiosco di 18 metri quadrati in centro città ha versato 5.700 euro. Erano 5.200 nel 2017 e saranno 6.200 nel 2019. Un crescendo che contrasta con la riduzione inesorabile del volume d’affari di molte edicole. E poi c’è l’Imu, come per qualsiasi attività commerciale: circa 400 euro.

«È proprio questa la ragione per cui le edicole chiudono - spiega Lavatelli -. E non se ne esce se non viene concessa ai titolari la possibilità di ampliare le categorie merceologiche degli articoli da vendere. In pratica, non solo giornali, ma anche altri beni o servizi. In questo modo si dà la possibilità agli edicolanti si sopravvivere e si incrementerebbero pure le vendite di giornali. È paradossale che in questi anni si è data la possibilità di vendere i giornali nei supermercati, ma non si sono liberalizzate le edicole».

Il Comune promette un intervento a sostegno: «È un problema che ho ben presente e del quale intendo occuparmi in prima persona - risponde l’assessore al Commercio Marco Butti - Ho incontrato anche il sindacato degli edicolanti, e ho allo studio la possibilità di permettere la vendita di altri beni o l’erogazione servizi, come per esempio il pagamento di bollette o la vendita di biglietti per mostre o concerti».

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