Como tartassata, Renzi replica a Lucini

Il premier ha risposto al sindaco che aveva scritto a Roma contestando il fondo di solidarietà: «Spiegato in parte il metodo». Ma altri sindaci incalzano: troppe ingiustizia

Como

In Comune a Como nei giorni scorsi è arrivata una telefonata da Palazzo Chigi. Dall’altro capo del telefono non c’era il premier Matteo Renzi, ma il responsabile della finanza locale presso la presidenza del Consiglio dei ministri che ha contattato il sindaco Mario Lucini dopo la lettera che aveva inviato per chiedere spiegazioni sul fondo di solidarietà.

Il primo cittadino lo ha raccontato all dibattito in diretta su laprovincia.it dove era ospite con il sindaco di Erba Marcella Tili, il vicepresidente Anci Lombardia Federica Bernardi (è anche vicesindaco a Cermenate) e, in collegamento telefonico da Roma, il deputato Pd Mauro Guerra (sindaco del Comune di Tremezzina).

«Il sasso nello stagno»

«Con la mia ricerca sui versamenti al fondo di solidarietà dei Comuni capoluogo - ha detto - e con la mia lettera al presidente del Consiglio ho voluto capire il meccanismo e gettare il sasso nello stagno. Mi è stato spiegato che il dato principale da cui si parte è l’incasso Imu sul quale viene effettuato un prelievo del 38.22%, ma ci sono altri numeri che entrano in gioco e che non sono chiari».

«Senso d’ingiustizia»

Como versa al fondo di solidarietà 133 euro per abitante piazzandosi sesto tra i capoluoghi italiani (primo Olbia con 215 euro, ultima Napoli che anziché versare incassa 264 euro per abitante) contro gli 85 euro di Varese o i 41 di Busto Arsizio.

Durissimo il sindaco di Erba che ha parlato di «rapina» da parte dello Stato. «Noi sindaci - ha detto Marcella Tili - dobbiamo rimboccarci le maniche e lo facciamo da anni, ma di fronte ai numeri non può che esserci una sensazione di ingiustizia».

Il video integrale del dibatto con i sindaci sulle tasse locali

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