Como: tutti con la mascherina
Ma pochi sulla faccia

Chi la tiene in mano e chi sotto il mento. Più rispettata la disposizione del distanziamento

Se le distanze interpersonali sono rispettate in maniera quasi categorica, soprattutto quando si è in fila, sulle mascherine, in realtà, sarebbe necessario qualche accorgimento.

Sono state tante le persone incrociate ieri in città con il dispositivo di protezione abbassato.

Ovviamente, per i comaschi a spasso da soli, senza interazione con altri, il comportamento non crea alcuna controindicazione. Discorso diverso, però, quando s’incrociano due o tre persone intente a chiacchierare fra loro. Ora, in questi primi giorni di “diversa normalità”, chiunque ha sperimentato come parlare con la mascherina non sia così piacevole. Per questo, in modo inconsapevole, molti tendono ad abbassarla proprio quando servirebbe tenerla a copertura di bocca e naso. La scena si è ripetuta in via Luini, di fronte al tempio Voltiano, all’angolo fra via Cesare Cantù e via Giovio, di fronte al parco chiuso di via Anzani e chissà quante altre volte.

Si rianimano i parchi

Ma, com’è stato ripetuto, il Coronavirus viaggia anche sulle goccioline emesse quando si parla e si respira, non solo quando si tossisce e starnutisce. Così, per evitare la diffusione, sarà importante evitare d’abbassare la protezione quando si chiacchiera. Anche perché, è bene ricordare che la s’indossa proprio per poter interagire con le altre persone in sicurezza. Altrimenti, non serve a nulla. Per quanto riguarda il numero di persone in città, il terzo giorno della “fase due”, s’inserisce nel solco delle precedenti. Complice anche la bella giornata, Villa Olmo e i giardini a Lago sono gettonati dai comaschi. In particolare, la prima contava alcune mamme che sul prato si passavano la palla con i figli, mentre altre persone si dedicavano agli esercizi. Nella parte ghiaiosa, invece, ieri pomeriggio giravano un po’ di bici. Siamo lontani però dalla normalità pre Covid-19, nemmeno paragonabili a una giornata di sole di maggio dello scorso anno.

Chiusi con ordinanza firmata dal sindaco i parchi, i giardini e i cimiteri, da settantadue ore sono stati riaperti i due citati e il Negretti di Rebbio. L’accesso è consentito a persone senza sintomatologia da infezione respiratoria, febbre e, ovviamente, non sottoposta a quarantena. Si può camminare a distanza, correre stando a due metri e sedere sulle panchine a un metro. Invece, è vietato accedere senza l’uso di mascherine, creare assembramenti, utilizzare le aree giochi, svolgere attività ludico creative, fare feste e picnic. Al momento, non si sa quando saranno riaperti gli altri. Un tema sarà anche la sanificazione dei giardini con i giochi per bambini, ora interdetti all’utilizzo e avvolti dal nastro della polizia locale.

Prove generali

Piano piano, anche il centro torna a prendere vita. Oltre ai bar e gli esercizi già funzionanti da lunedì, sono in aumento le saracinesche alzate. E, pur non aprendo per forza al pubblico, alcuni hanno cominciato a spalancare le porte, a sistemare e a portare a termine alcuni lavori necessari in previsione di una ripresa delle attività. Per esempio, all’Argentino di piazza Grimoldi, si dava una mano di colore alle sedie. Prove generali, insomma, di una cauta ripartenza.

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