ComoAcqua, la società non c’è
Ma assume un dirigente

La Cgil: nomina politica per il direttore generale da 160mila euro - Il manager: «La mia figura serve proprio a far nascere il nuovo soggetto»

C’è il manager ma non la società. Per la Cgil, quella del nuovo direttore generale di Como Acqua, il nascente gestore unico dell’acqua, è una nomina politica. Un ruolo da 120mila euro all’anno (che arrivano a 160 con gli incentivi) di una società pubblica che formalmente non conta all’attivo nemmeno un dipendente.

La società pubblica andrà a occuparsi dei servizi idrici provinciali una volta che verrà ultimato l’iter di integrazione con le attuali realtà del territorio comasco, 13 pubbliche di proprietà dei comuni e due a capitale misto.

«Quello che noi contestiamo non è lo stipendio del dirigente, ma il fatto che sia già stato nominato, in un’azienda che attualmente è una scatola vuota, non ancora in funzione e senza dipendenti, sarebbe stato meglio risolvere prima quei problemi, che si portano avanti da tanti anni» dice Giuseppe Augurusa, responsabile ufficio legale e delegato alle partecipate della Cgil di Como. In questa fase, quindi, Como Acqua si ritroverebbe con zero dipendenti e un direttore generale.

Il primo classificato in graduatoria nel bando per la posizione di direttore generale è Giovanni Mancini, che si è già occupato in passato di gestione unica, avendo realizzato la prima in assoluto in Italia per la provincia di Arezzo, a metà degli anni ‘90.

«Essendo arrivato primo in graduatoria - dice - mi sono incontrato con il cda, come è normale che sia, per uno scambio di idee su come muoversi». Il contratto comunque non è ancora stato firmato, e sulla questione sollevata dalla Cgil Mancini chiarisce: «Questo tipo di ruolo avrà come primo compito proprio quello di organizzare l’integrazione di tutti i soggetti coinvolti all’interno della società nata per la gestione unica».

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