Italia condannata per trattamento inumano nei confronti di una migrante minorenne accolta a Como

Il caso I fatti, risalenti al 2017, riguardano una giovane di origini ghanesi molto vulnerabile a seguito degli abusi sessuali subiti in Ghana e in Libia, tenuta per otto mesi in un centro di accoglienza per adulti

In questi giorni in cui il tema dei minori stranieri non accompagnati è al centro delle cronache nazionali così come di quelle locali, dalla Corte europea dei diritti umani arriva una dura condanna per l’Italia per «trattamento inumano di una migrante minore non accompagnata». Correva l’anno 2017, all’epoca dei fatti la protagonista di questa storia che ha spinto la Corte europea dei diritti umani a condannare il nostro Paese era appena sedicenne e si trovava a Como.

L’arrivo a Reggio Calabria e la fuga verso Como

La ragazza infatti è stata tenuta per quasi otto mesi all’interno di un centro di accoglienza per adulti non attrezzato a fornirle adeguata assistenza psicologica qui, nel territorio comasco: il centro Osvaldo Cappelletti. La minorenne aveva però necessità urgente di ricevere adeguata assistenza, dal momento che aveva più volte raccontato di essere stata vittima di abusi sessuali in Ghana prima e in Libia poi. A Como la giovanissima ghanese era arrivata dopo essere fuggita dall’istituto Cereso Santa Maria degli Angeli di Bagnara Calabra, struttura predisposta per l’accoglienza dei minori, nella quale era stata portata cinque giorni dopo essere sbarcata a Reggio Calabria, nel 2016.

Accolta nel centro di accoglienza temporanea di via Regina

Arrivata a Como, la ragazza era stata quindi ospitata nel centro di temporanea accoglienza per adulti “Osvaldo Cappelletti”, istituto per fra fronte all’emergenza migranti del 2016 in via Regina, gestito dalla Croce Rossa e da cui sono passati migliaia di migranti in uno dei periodi più complessi per la gestione dei flussi migratori nella città di Como: qui la ragazza era restata otto mesi, nonostante i ripetuti appelli del suo avvocato alle autorità e nonostante quest’ultime fossero informate della vulnerabilità della giovane. La giovane è uscita dal centro solo dopo che il suo legale ha richiesto e ottenuto un intervento urgente proprio da parte della Corte europea dei diritti umani che ha detto al Governo che era necessario trasferirla in strutture in cui potessero essere garantite condizioni adeguate alla sua condizione di minore non accompagnata. Il 22 dicembre 2017 il Ministero dell’Interno le ha quindi concesso la protezione internazionale.

La Corte europea per i diritti umani ha giustificato la condanna all’Italia per «l’inazione prolungata delle autorità nazionali in merito alla sua situazione e alle sue esigenze in quanto minore particolarmente vulnerabile», stabilendo che lo Stato dovrà versarle 6 mila euro per danni morali e altri 4 mila per le spese legali.

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