Coronavirus: mascherine
e altre protezioni
Aiutiamo i nostri ospedali

I medici e gli infermieri che stanno lottando contro il virus hanno bisogno di protezioni. Oltre a quelle per il volto servono tute, camici, guanti, calzari e copricapo: ecco come fare per donarli

Sono sempre più numerose le aziende del tessile che si stanno riconvertendo nella produzione di mascherine.

Una scelta che risponde alla duplice esigenza di garantire una continuità produttiva almeno a parte delle imprese del territorio - ora che la serrata imposta dal governo colpisce duramente anche sulle sponde del Lario - ma che fornisce anche una risposta preziosa alle strutture sanitarie comasche alle prese con una drammatica carenza di protezioni (oltre alle mascherine mancano tute, camici, calzari, guanti e copricapo). Anche a queste aziende si rivolge l’iniziativa del nostro giornale tesa a chiedere la mobilitazione delle forze produttive del territorio proprio per correre in aiuto di chi ci aiuta, donando le protezioni che mancano.

Ai nostri medici, i nostri infermieri, i nostri operatori sanitari e i soccorritori sulle nostre strade che stanno dando prova di professionalità, abnegazione, capacità di sopportare fatica, stress e sofferenza psicologica non è pensabile - umanamente, civilmente - chiedere anche di lavorare in deroga alle più elementari regole di sicurezza. Nella metafora forse più abusata ma ancora più calzante di questa emergenza, quella della guerra, mandare gente in corsia senza protezioni equivale a spedire un soldato all’assalto senza elmetto.

Da questa certezza ha preso spunto il nostro appello alla società civile e produttiva perché accorra in aiuto di tutti coloro che da settimane, nei nostri pronto soccorso, negli ambulatori e nelle corsie degli ospedali, cercano di arginare la piena dell’infezione mettendo a repentaglio la propria stessa sicurezza.

«Se ci ammaliamo noi, non ci sarà più nessuno in grado di garantire il servizio ospedaliero» è stato il drammatico appello della caposala degli Infettivi del Valduce.

”La Provincia” ha così deciso di raccogliere questo appello e di recapitarlo alle nostre aziende, affinché chiunque abbia a disposizione presidi di autoprotezione li doni agli ospedali.

Noi daremo volentieri conto di questi gesti di generosi: la solidarietà è forse uno degli aspetti migliori emersi da questa crisi.

Si è detto delle aziende che si stanno riconvertendo alla produzione di mascherine, anche nel quadro di una collaborazione con il Politecnico per un progetto che va sotto il nome di Polimask. Ma il nostro appello si rivolge anche a tutte quelle aziende comasche che già producono questo genere di prodotti e a quelle realtà che hanno in magazzino, per i motivi più disparati, presidi di protezione marcati CE.

Per tutti, nel grafico qui sopra, ci sono i riferimenti per contattare gli ospedali che hanno chiesto il nostro aiuto, ai quali volentieri aggiungeremo altre strutture che avessero bisogno di ricevere materiale di protezione.

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