Coronavirus, pasticcerie
«Fateci lavorare,
norme da chiarire»

Le attività artigianali sperano nel via libera per lunedì 4 maggio dopo due mesi di stop

Le attività artigianali

sperano nel via libera

per lunedì 4 maggio

dopo due mesi di stop

Pasticcerie, gelaterie, pizzerie al trancio. Il settore dell’asporto aspetta con impazienza il via libera alla progressiva ripartenza. Al momento, però, non è detto che ciò potrà succedere il 4 maggio così come invece era sembrato di capire da una prima superficiale lettura del decreto. Quest’ultimo necessita di alcuni chiarimenti, senza contare l’ordinanza di Regione Lombardia, tuttora in vigore, che vieta per ora questo genere di attività.

Confartigianato è al lavoro per cercare di venire a capo di questa situazione, questa sarà ovviamente una settimana decisiva. «Fare polemiche in un momento come questo non ha senso - dice Roberto Macrì, titolare della pasticceria-gelateria “Non solo dolce” di Albate - non nascondo però che ci troviamo in grande difficoltà e una maggiore chiarezza, a livello normativo, avrebbe giovato a tutti. Noi siamo fermi dal 9 marzo, ho nove dipendenti (in cassa integrazione) e non c’erano i presupposti per un’attività basata solo sul delivery: i costi avrebbero superato gli eventuali introiti».

Quasi due mesi di stop e proprio in un periodo di mercato importante come quello delle festività pasquali. In Italia, così ha stimato Confartigianato, sono state colpite oltre 24mila imprese nelle quali lavorano 74mila addetti, che rappresentano il 70% del comparto. Un mondo penalizzato anche dalla concorrenza dei panifici che hanno sempre lavorato, molto spesso affiancando la vendita di pane e focacce con i tradizionali dolci da forno. A livello regionale il più alto danno economico per il mese di aprile è stato registrato in Lombardia, dove è stato pari a 106 milioni di euro. L’incrocio dei dati strutturali di fatturato per addetto, dell’occupazione del settore e della distribuzione delle vendite mensili rilevata dalle imprese del sistema Confartigianato, ha stimato in 540 milioni di euro il danno nel mese di aprile, concentrato nelle mancate vendite dei dolci legati alla ricorrenza di Pasqua. Ai mancati ricavi si aggiunge la perdita, valutabile in 112 milioni di euro, determinata dal deperimento di parte delle materie prime acquistate prima del lockdown in previsione della produzione per il periodo pasquale e dal parziale utilizzo legato all’imprevista chiusura resa necessaria per limitare i contagi da Covid-19. Con la somma dei due effetti si è scaricata sulle 24mila imprese della pasticceria italiana un danno economico di 652 milioni di euro.

«Mi auguro davvero di poter tornare a lavorar» continua Macrì che conta di poter mantenere la fiducia dei clienti tradizionali, quelli che, sino al lockdown, affollavano il suo locale specialmente il fine settimana.

Con la pasticceria si attende l’ok anche per la gelateria. Per il momento non sarà permesso vendere coni o coppette per la consumazione sul posto. «Soltanto vaschette chiuse per il consumo a domicilio» specifica il pasticcere comasco.n 
E. Mar.

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