Covid, test sugli insegnanti
In 117 sono positivi e il 23% ha disertato

L’Ats ha convocato 3218 dipendenti della scuola per eseguire l’esame prima di tornare in aula. Il risultato dei sierologici: il 4,7% ha contratto il virus

È finita la prima tornata di test rapidi sugli insegnanti: a Como ha dato buca all’appuntamento il 23% dei candidati, sono stati individuati 117 positivi. Un numero molto più alto rispetto alle altre vicine province. Tra lunedì 24 e lunedì 31 agosto l’Ats Insubria ha convocato nel padiglione del San Martino di via Castelnuovo 3.218 tra insegnanti, bidelli e presidi che hanno alzato la mano in maniera volontaria. Si sono recati all’appuntamento 2.467 candidati, dunque poco meno di un quarto non si è presentato. Per recuperare e dare l’opportunità di fare i test anche ai tanti precari del mondo della scuola pubblica e privata, non ancora nominati o di ritorno dalle vacanze, sono state aperte delle successive finestre per questi primi giorni di settembre.

I numeri

Dei 2.467 che hanno effettuato il test sierologico rapido in 117 hanno avuto esito positivo. È il 4,7%. Attenzione però a cosa vuol dire essere positivi al test sierologico rapido. Intanto il test funziona mettendo una goccia di sangue prelevata da un dito su una strisciolina che restituisce un risultato in 15 minuti. Se la risposta è positiva significa che il soggetto interessato ha incontrato la malattia ed ha sviluppato degli anticorpi per combattere il Covid. Non si sa se recenti o datati e nemmeno se sufficienti per contrastare la malattia e per quanto tempo efficaci. Non è un patentino d’immunità insomma. Infatti, per meglio valutare l’esito del sierologico rapido, che non ha un livello di affidabilità al 100%, chi è positivo viene sottoposto subito al tampone. Così si capisce con certezza anche se l’individuo ha ancora in corpo il virus e, quindi, può risultare ancora contagioso. Nell’attesa dell’esito del tampone, che dovrebbe essere refertato entro 48 ore circa, la persona deve aspettare a casa prudentemente isolata.

Questo screening sui grandi numeri serve alle autorità mediche per avere una mappa di massima dell’epidemia tra i banchi e le cattedre. Così almeno hanno spiegato i vertici di Ats Insubria. È un’indicazione utile per prevenire eventuali focolai, capire come e dove è meglio intervenire nel caso il contagio dovesse correre alla ripresa delle lezioni. I risultati dei 117 tamponi già effettuati da Ats invia Castelnuovo non sono ancora stati calcolati nelle tabelle. Ci sono solo i primi dati, quelli relativi ai test effettuati nei primi giorni della scorsa settimana che, però, per numeri sono ancora troppo bassi per costruire una statistica significativa.

Il confronto

Resta tuttavia il fatto che il dato del 4,7% dei positivi, o presunti tali, è piuttosto elevato. Almeno se si confrontano i numeri degli stessi identici test effettuati sempre dall’agenzia per la tutela della salute anche a Busto e a Varese. Il dato totale dei tre territori, Comasco compreso, restituisce una positività presunta pari al 2,7%. I docenti varesini positivi sono solo l’1,7%. C’è anche da dire che gli insegnanti dei vicini territori che hanno dato buca all’appuntamento sono stati meno, l’11%, solo il 9,7% a Varese. Di contro occorre dire che lo screening a Como è stato più massiccio per invitati e anche per aderenti totali. Questo per dimostrare che nella nostra città l’indagine epidemiologica ha un riscontro più importante in termini numerici.

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