Dalla parte delle donne africane, tra guerre e carestie: la storia di Giulia, giovane cooperante in Burkina Faso

8 marzo Giulia Tringali è una giovane comasca che da mesi vive in Burkina Faso dove è coordinatrice di progetto per Mani Tese: «Mani Tese ha deciso di aiutare l’associazione delle sorelle burkinabè, fondata da 72 donne che abitano a Koubri»

In Africa tra guerre e carestie per garantire alle donne del Burkina Faso cibo per nutrire la propria famiglia.

Giulia Tringali, comasca di 25 anni, è impegnata con l’associazione Mani Tese nel Paese dell’Africa occidentale in un progetto umanitario che ha lo scopo di sostenere l’agricoltura e l’alimentazione della popolazione locale. Tutto parte da un gruppo di settanta donne.

«Sono qui da settembre, mi occupo di tecniche agro ecologiche – racconta Giulia – su circa un ettaro di terreno. I volontari che mi hanno preceduto hanno iniziato con la coltivazione di semplici ortaggi, per integrare la dieta delle comunità. Ora ci siamo concentrati sulla trasformazione delle arachidi e dei semi di neré. Con questi semi le donne preparano una pasta fermentata, è un piatto tipico del Burkina Faso. È molto importante per chi abita qui avere riserve alimentari. Operiamo nella provincia di Kadiogo, a Koubri e più precisamente nel villaggio di Poédogo».

È un’area rurale, ma non troppo lontana dalla capitale Ouagadougou.

«Mani Tese ha deciso di aiutare l’associazione delle sorelle burkinabè – racconta ancora la giovane comasca – fondata da 72 donne che abitano a Koubri. Nel dialetto locale bè ha un significato importante, vuol dire persona. Perché dalle persone qui bisogna ripartire, dall’umanità e dalle donne». Tanti progetti di micro economia locale sono destinati alla popolazione femminile, giudicata spesso più adatta a farsi carico della responsabilità delle famiglie e delle nuove generazioni. In un ambiente che purtroppo è molto ostile.

«C’è una guerra in corso – spiega l’attivista comasca – con un problema di sicurezza ovunque grave, ma a maggior ragione nei dintorni della capitale. La popolazione vive sensazioni di precarietà e smarrimento, con adepti armati che portano avanti le istanze fondamentaliste. Agli scontri occorre sommare una povertà largamente diffusa, condizioni socio economiche per molti difficili. Non bastasse dobbiamo fare i conti con il clima». La siccità fa avanzare la desertificazione, come avanzano gli attacchi jihadisti forti del progressivo ritiro delle presenze militari francesi, con l’ombra incombente delle rivendicazioni filorusse. In un Paese che ha apprezzato raramente la pace e la prosperità i progetti in rosa per rilanciare l’agricoltura sostenibile rappresentano una speranza. Una speranza che ha protagonista anche una giovane comasca, la cui storia è bello raccontare in occasione dell’8 marzo.

Proprio in occasione della festa della donna oggi, dalle 9 alle 12 alla Magistri, è in programma la proiezione del film Marie Curie con un dibattito sul ruolo delle donne nella scienza con la docente di fisica dell’università dell’Insubria Michela Prest. Un appuntamento promosso da Cgil, Cisl e Uil insieme a diversi istituti della città. Sempre oggi la Navigazione si veste di giallo, il personale sulle imbarcazioni di Como oggi avrà un capo o un accessorio del colore della mimosa.

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