«Dammi il posto auto o mando la finanza»
L’amico appuntato accorre, ora a processo

Distintivo in mano, finanziere accetta di far irruzione in un bar di via Brogeda

Como

Avrebbe accettato la proposta di un amico di far irruzione in un bar per spaventare il titolare e consentire così al conoscente di garantirsi un posto auto che non gli spettava. Un appuntato della Guardia di finanza in servizio al Centro di cooperazione doganale di Chiasso è stato rinviato a giudizio con l’accusa di induzione indebita a promettere utilità, sostituzione di persona e peculato d’uso. A processo con lui (solo per induzione indebita a dare utilità) anche l’amico (54 anni di Como) che avrebbe chiesto l’intervento del finanziere.

Oggetto della vicenda la pretesa di un residente di poter parcheggiare in un posto auto riservato al titolare di un bar di Ponte Chiasso, che si trova vicino alla casa dell’uomo. Nel novembre dello scorso anno - secondo l’accusa - il residente sarebbe entrato nel bar e avrebbe detto al titolare del locale di cedergli il posto auto altrimenti «avrebbe mandato la finanza e avrebbe fatto chiudere» il locale. Una minaccia che non aveva sortito alcun effetto. Ma poche ore più tardi nel bar sarebbe entrato una persona, in borghese, ma con la paletta delle forze di polizia e un distintivo della Guardia di finanza in mano, a pretendere spiegazioni sul diverbio avuto in mattinata per il parcheggio.

Anziché spaventarsi, l’esercente ha chiesto dapprima l’identità dell’uomo (che si è spacciato per un inesistente luogotenente della finanza) e quindi, vista la repentina fuga dell’avventore, ha scattato le foto all’auto con la quale si è allontanato. Quando si è presentato a far denuncia, finanza e polizia hanno iniziato a verificare il suo racconto. E hanno così scoperto che la Subaru fotografata mentre si allontanava era di proprietà della Polizia di Stato e in uso al centro di cooperazione doganale di Chiasso. E che quel giorno era stata presa in uso dall’appuntato finito poi nei guai per «disbrigo pratiche al comando provinciale della Gdf».

Lo scorso marzo i giudice delle indagini preliminari ha sospeso cautelarmente dal servizio l’appuntato per 8 mesi, in considerazione del fatto che a suo carico sarebbe emerso «un indiscusso abuso» della propria funzione da parte dell’indagato, che «per finalità private ha esibito i contrassegni d’istituto allo scopo di ottenere un vantaggio indebito» per un amico.

Il fatto di aver utilizzato un’auto di servizio per presentarsi al bar ha fatto scattare l’accusa di peculato d’uso (un «uso indebito» l’ha definito il giudice «per finalità illecite»). Infine a suo carico è scattata pure l’accusa di sostituzione di persona per essersi presentato con un altro nome.

Dal canto loro sia il finanziere che l’amico si professano innocenti. In udienza preliminare hanno chiesto il proscioglimento, ma il giudice li ha rinviati a giudizio. Dovranno comparire davanti al giudice nell’udienza che si aprirà a dicembre. Ma dell’anno prossimo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA