Dopo la tragedia nel lago
Mancano i cartelli e tutti fanno il bagno

Al Tempio Voltiano e in viale Geno indicazioni carenti. Ieri i primi controlli dei vigili

Dopo l’ennesimo tragico fatto di cronaca, con un ragazzo di 20 anni trovato morto sul fondo del lago in zona Villa Geno, si riapre con forza il dibattito sulla mancata o per lo meno scarsa presenza di indicazioni relative al divieto di balneazione.

Un divieto che riguarda tutto il primo bacino, ma che ogni anno, all’arrivo della calda stagione, viene ampiamente disatteso da giovani ed adulti che si ritrovano sulle spiaggette e sui prati della città per cercare di ripararsi dalla calura estiva. Una sequenza che si è ripetuta anche ieri, sia in viale Geno che in zona Tempio Voltiano, nonostante i continui appelli al rispetto delle regole e noncuranti dei pericoli legati alla balneazione in acque inquinate ed in un bacino che nasconde pericoli. A spingere molti, in particolare stranieri, a buttarsi tra le acque del lago di Como, anche lo scarso controllo: anche ieri infatti nessun presidio particolare da parte delle forze dell’ordine, solo qualche veloce passaggio degli agenti di Polizia locale che però non sono sufficienti a fare da deterrente. E così decine di persone hanno rischiato una multa salata che può raggiungere anche diverse centinaia di euro. A far discutere però è soprattutto la scarsa presenza di indicazioni relative al divieto di fare il bagno visto che gli avvisi, che sono affidati a cartelli stampati su semplici fogli di carta, colorati in bianco e rosso, in cui il divieto di bagnarsi in acqua è sì scritto in quattro lingue diverse (oltre all’italiano anche in inglese, francese e tedesco), sono sporadici e poco visibili.

«È un problema difficile da risolvere, perché è impossibile controllare tutto il lungolago» avverte il sindaco Mario Ladriscina. «Non abbiamo gli uomini per far rispettare i divieti. Certo che comunque più vigilanza serve. Le multe? Difficile che possano scoraggiare, soprattutto i più giovani. Bisogna lavorare di più sull'educazione e la consapevolezza dei giovani».

In zona Tempio Voltiano e Monumento ai Caduti, ad esempio, che sono due delle aree più gettonate da chi fa il bagno nel lago, il cartello è attaccato ad un palo dell’illuminazione, semi nascosto dalle fronde degli alberi, e soprattutto si trova lontano dall’acqua, quindi non facilmente individuabile da chi non lo cerca o non sa della sua esistenza. Nella stragrande maggioranza dei casi coloro che si tuffanosono persone di nazionalità straniera: nord africani, sud americani e gente dell’est che vive nella provincia di Como e quindi nemmeno in città. Sono presenti cartelli multilingue – in 12 lingue, per la precisione - che parlano di “Lago Pulito”: un riferimento, che dovrebbe solo essere un invito a non gettare rifiuti ma che potrebbe anche far pensare al fatto che la balneazione sia consentita.

Tutti giovanissimi

Stessa immagine di bagnanti nel lago – e per la verità anche nella fontana – quella registrata ieri in Viale Geno, dove i protagonisti erano tutti giovanissimi, adolescenti ma anche bambini più piccoli. E questo nonostante solo 24 ore prima, proprio in quello stesso specchio d’acqua, sia annegato un ragazzo di 20 anni di origine turca ma residente a Turate che non è riemerso dopo un tuffo. In quel punto il divieto di fare il bagno nel lago è affidato esclusivamente al cartello affisso sull’entrata del parco pubblico accanto alla fontana in cui però vengono elencate tutte le cose che non si possono fare in quel punto come ad esempio giocare a pallone o girare in bicicletta. Strappati e buttati chissà dove, invece, gli avvisi multilingue in carta che erano stati appesi ai pali, di cui oggi rimangono solo i nastri di spago.

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