Dormitorio, Caritas detta le condizioni
«Serve una struttura che accolga tutti»

L’emergenza: «Pronti a intervenire, ma il Comune chiarisca a quali utenti intende rivolgersi»

«Per noi una persona che dorme in strada è una persona che dorme in strada e basta - dicono dalla Caritas diocesana - Il nodo da sciogliere con il Comune, prima di aprire un nuovo dormitorio in città, sta tutto in una domanda: chi sarebbero i destinatari del servizio e quali requisiti dovrebbero avere per accedere a un posto letto?».

È questo il tema sul tavolo del dibattito aperto tra Caritas e amministrazione comunale. Un tema delicato, che richiede una lettura profonda, ma che vive le sollecitazioni di un bisogno concreto per molti che si trovano in situazioni di povertà estrema, di avere un posto letto, soprattutto ora che si va verso le temperature rigide dell’inverno.

Nel ventennale dell’apertura dei servizi di Porta aperta e del Centro di ascolto la sfida che si pone di fronte a Caritas Como è complessa. La grande marginalità che vivono alcuni cittadini è sotto gli occhi di tutti. Il caso dei senzatetto che occupano di notte i portici della chiesa di San Francesco è l’emblema di un disagio per cui non è più possibile girare la faccia dall’altra parte.

Massimiliano Cossa, direttore di Fondazione Caritas, solidarietà e servizio onlus ne è consapevole: «Siamo in un momento in cui la città è molto attenta al problema delle nuove povertà». Il bisogno è reale. «Se parliamo ad esempio di Porta aperta, in 20 anni abbiamo accolto oltre 18 mila persone, offrendo loro un posto dove ripararsi e mangiare. Nel 2018 i primi accessi sono stati 1.179, per un totale di 5.768 colloqui. Il dormitorio gestito da Caritas, che conta 56 posti, è al completo, con una significativa lista d’attesa. Una nuova struttura serve, ma siamo lontani dall’aver definito a quale tipo di utenza andrà a rivolgersi».

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