Dormitorio, la destra
contro il sindaco
«Doveva muoversi»

Como, anche dagli alleati critiche a Landriscina

Chiuso il dormitorio in via Sirtori, decine di senzatetto hanno trascorso chissà dove la notte. Non si sono visti a San Rocco e ai portici di San Francesco o al Crocifisso non c’erano più giacigli del solito. Probabile che abbiano trovato rifugio in qualche edificio dismesso, visto anche il maltempo che ha caratterizzato la prima notte senza dormitorio.

Di questa ferita si discuteva già un anno fa, con l’estate alle porte e i giacigli dei senzatetto in pieno centro, a due passi dal tribunale e dal mercato coperto. Forti delle proteste dei commercianti e dei residenti che chiedevano decoro, spinti dalle preghiere di chi cerca di garantire a tutti gli uomini e a tutte le donne dignità, la maggioranza trasversale dei consiglieri comunali aveva votato una mozione a luglio dell’anno scorso per impegnare il sindaco Mario Landriscina e la giunta ad aprire un nuovo dormitorio. E invece non è accaduto nulla.

Le critiche da sinistra all’operato del primo cittadino e degli assessori sono arrivate subito dalle minoranze e da sinistra. Ma anche da destra c’è chi alza la voce, alla luce del nulla di fatto. «Era ora di muoversi un anno e mezzo fa – dice Alessio Butti, deputato comasco di Fratelli d’Italia – la politica dovrebbe anticipare i problemi, altrimenti grazie, ma siamo tutti bravi. L’anno scorso avevamo spiegato che sotto ai portici la situazione stava peggiorando, avevamo avvisato che il centro della Caritas prima o dopo avrebbe chiuso. Sono dati di fatto, non polemiche. E poi c’è il consiglio comunale che va rispettato, è un organo di controllo e di indirizzo che ha votato a maggioranza».

«Durante gli ultimi dodici mesi - riprende - la giunta doveva parlare ai soggetti che più di ogni altro si sono impegnati e che vanno ringraziati, dunque le comunità cattoliche. Bisognava partire dal dove. Bisognava trovare un luogo, un immobile. Quindi occorreva dialogare con il mondo produttivo per costruire percorsi di reinserimento, per rimettere in piedi gli ultimi perché l’emergenza non può durare per sempre. Se nulla è stato fatto è grave, molto grave. Se invece non ci sono riusciti almeno diano una spiegazione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA