È allarme nelle case di riposo blindate
Tornano i contagi ma i vaccini aiutano

Visite agli ospiti vietate o solo a distanza - Il Tribunale del malato: «La nuova chiusura preoccupa» - E in molte strutture casi tra il personale e i pazienti

Le Rsa sono di nuovo blindate e alle prese con nuove positività. Molte famiglie comasche si stanno rivolgendo alle case di riposo lamentando l’impossibilità di vedere i propri cari. Una grave mancanza sofferta dall’inizio della pandemia, che dall’estate si sperava di avere definitivamente superato. Questa nuova ondata invece ha costretto le Rsa a bloccare visite e saluti.

La rabbia delle famiglie

Grande sconforto tra i famigliari, c’è chi vorrebbe riportare a casa madri o nonni, ma non ha la possibilità di farlo. Già a Natale con la rapida diffusione della variante Omicron le residenze per anziani hanno di fatto chiuso gli ingressi per l’ennesima volta. È vero in effetti che si registrano nuove e crescenti positività. I contagi dalla scorsa primavera fino alla fine dell’autunno grazie ai vaccini sono stati praticamente zero. Ora invece sono diverse decine.

Negli scorsi giorni le Giuseppine, la residenza di via Borgovico, hanno scritto ai familiari avvisando che ci sono otto ospiti positivi e diversi operatori contagiati.

«Ma la situazione non è preoccupante – commenta Patrizio Tambini , il presidente delle Giuseppine – le condizioni di salute di queste persone non destano allarmi, se hanno delle patologie si tratta di problemi pregressi e non inerenti la pandemia, sono insomma tutti positivi asintomatici». La stabilità dei più anziani, già fragile, è stata spesso incrinata con facilità dal virus. «Con le vaccinazioni giunte alla terza dose oggi per fortuna è tutto diverso rispetto al 2020 – dice ancora Tambini - certo visto che ci sono delle positività dobbiamo usare prudenza e quindi non possiamo far entrare parenti esterni». Oggi alle Giuseppina non si possono salutare i parenti nemmeno dal vetro. Non c’è Green pass che tenga, le circolari ministeriali tese alla riapertura progressiva sono state superate. È così anche per esempio alle Marcelline già teatro di recenti positività e in buona parte delle 56 Rsa comasche.

La situazione contagi

«Da noi per i saluti usiamo il vetro esterno – dice GianMarco Beccalli , presidente della Ca’ d’Industria – salvo nella sede di via Brambilla dove in un reparto abbiamo tre ospiti isolati perché positivi al Covid. Sono asintomatici e garantiamo le video chiamate. Anche a Le Camelie ci sono due positivi in buone condizioni, nessuno invece a Rebbio. Il centro diurno è chiuso per dei contatti da utenti esterni». Sono sette gli operatori contagiati in via Brambilla, quattro a Rebbio e altrettanti a Le Camelie. Molti di più i lavoratori costretti in quarantena per contatti di caso, con turni difficili da organizzare per mancanza di personale. La carenza di professionisti, soprattutto infermieri, è tanto cronica che enti come la Fondazione Ca’ d’Industria hanno scritto alla Prefettura per domandare aiuto. Non si trovano più infermieri, nonostante ai nuovi assunti venga offerto vitto e alloggio.

«La nuova chiusura delle Rsa è drammatica e preoccupante - commenta Fernanda Donchi , responsabile del Tribunale dei diritti del malato di Como - le storie sofferte di distanze e mancanza di contatti sono tristi, ce ne arrivano a decine. L’equilibrio psicologico degli ospiti vacilla. Da fuori i parenti temono che i loro cari siano lasciati soli, senza i servizi adeguati ai loro bisogni. In due anni di pandemia le Rsa sono state dimenticate e trascurate. Non basta qualche video chiamata, tantissimi utenti non comprendono, non riescono a dialogare. C’è bisogno di più personale dedicato e di soluzioni sicure e adeguate».

Anche molti ospedali, per esempio la rete dell’Asst Lariana, non permettono l’accesso dei parenti per i saluti ai degenti, se non domandando un permesso ai primari dei reparti. Questa è un’altra delle segnalazioni che più spesso arrivano al Tribunale del malato. Dall’estate superata la terza ondata tutti i presidi ospedalieri avevano riaperto, salvo chiudere di nuovo ora con la quarta fase della pandemia.

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