E i negozi anticipano Governo e Regione
«Chiudere? Era giusto e doveroso»

Molti esercenti hanno anticipato la richiesta che la Regione Lombardia ha avanzato ieri a Roma. Cassina (Federmoda): «Lavorare in questa situazione può essere pericoloso». Serrande abbassate per circa l’80% degli esercizi

Como

Sono parecchi i negozi del capoluogo che ieri hanno deciso di chiudere di propria iniziativa, mandando un segnale a tutti: il coronavirus si combatte evitando di fornire occasioni di contagio.

Se tutto andrà come previsto, l’iniziativa dei negozianti i casa nostra non avrà fatto che anticipare una decisione che ieri sembrava nell’aria, quella cioè di una serrata generale estesa a tutta la Regione. La proposta arriva dal governatore Attilio Fontana che, sentiti tutti i sindaci dei capoluoghi di provincia, ieri ha chiesto di poter bloccare completamente la Regione, lasciando in servizio soltanto farmacie e supermercati per i rifornimenti alimentari. La proposta - che il governo probabilmente accoglierà - è motivata dal caso Codogno. Va detto a bassa voce e toccando ferro: con la sua serrata totale, la zona rossa della Bassa avrebbe fatto registrare nelle ultime ore, e dopo 15 giorni di sofferenza, l’auspicata inversione di tendenza nei contagi, di molto ridimensionati.

A illustrare le ragioni delle chiusura anticipate di diversi esercizi del capoluogo lariano è Marco Cassina, rappresentante per Como di Federmoda Confcommercio e titolare del negozio di abbigliamento Peter Ci di piazza del Duomo.

«I provvedimenti legislativi più restrittivi probabilmente arriveranno a breve - ha detto ieri -, ma la maggior parte di noi ha già deciso di chiudere: restare aperti, oltre ad essere pericoloso, non ha nessun senso; l’80% dei negozi di Como non aprirà in questi giorni».

«Anche noi – prosegue Cassina – condividiamo l’invito del governo a restare a casa il più possibile e pertanto riteniamo utile, nella libertà di ciascuno in assenza di norme in tal senso, invitare i nostri associati a mantenere chiusi i propri punti vendita, salvo attività urgenti come la consegna o la spedizione di merce: non è un obbligo ma un invito al buonsenso». Secondo Cassina sarà ora molto importante, anche a tutela dei dipendenti, individuare misure di sostegno per i piccoli commercianti, «per i quali non è facile certificare i danni subiti: prevediamo gravi difficoltà economiche visto che abbiamo i magazzini pieni di capi primaverili che ben difficilmente potranno essere venduti. Del resto – conclude il commerciante – in questo momento le persone hanno giustamente altre preoccupazioni rispetto all’acquisto di capi d’abbigliamento e per questo chiudere, anche senza essere obbligati, ci sembra responsabile».

Ieri, intanto, il Comune ha reso noto che non solo gli operatori del mercato coperto ma anche la maggior parte dei marchi della grande distribuzione si sono resi disponibili a recapitare la spesa a domicilio a quanti ne facessero richiesta, secondo le modalità riportate nello schema pubblicato qui a fianco. Il servizio è gratuito per tutti coloro che abbiano compiuto i 65 anni di età.

Sempre il Comune, in accordo con Federfarma, ha reso noto che è attivo il servizio per la consegna a domicilio dei farmaci sul territorio comunale e nel resto della provincia. I cittadini interessati devono telefonare al numero verde gratuito 800 189 521, servizio attivo da lunedì a venerdì dalle ore 9 alle ore 17.30.

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