Emergenza povertà
«Con le attività chiuse
di che cosa viviamo?

La Caritas: «Sempre più persone in difficoltà». Aumentano i pacchi alimentari distribuiti alle famiglie

Artigiani, colf, badanti, dipendenti nel settore della ristorazione e del commercio: «Anche chi faceva parte della classe media ora rischia di diventare povero». Cinque settimane di chiusura e in città è già emergenza nuovi poveri. Con le parrocchie, il banco di solidarietà, le associazioni, i centri d’ascolto, il centro operativo comunale che quotidianamente aggiornano al rialzo il numero di famiglie da aiutare. La prima riflessione, forse la più preoccupante, è di Roberto Bernasconi, il direttore della Caritas: «La carità - spiega - la si fa sempre in una condizione di forza: chi ha aiuta chi non ha. Ora, però, sta cambiando anche questo e capitano persone che prima aiutavano gli altri che ora sono costrette a chiedere una mano».

Non più soltanto pensionati con la minima o migranti costretti a fare qualche lavoretto in nero ogni tanto o madri sole con un’occupazione a basso reddito: «Iniziamo a essere contattati anche da artigiani che da oltre un mese non lavorano» conferma Bernasconi. O dipendenti di bar e ristoranti che, ancora, non hanno potuto incassare i soldi della cassa integrazione (è il caso, ad esempio, di una famiglia seguita dal Banco di Solidarietà).

Il Centro operativo comunale di Como, nel frattempo, ha preso in carico 102 famiglie in difficoltà (291 persone di cui 90 minori).

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