Enoc: «Più posti al Valduce
Saranno mesi duri»

Como: intervista al procuratore speciale dell’ospedale di via Dante. «I cittadini devono collaborare, senza attendere indicazioni dall’alto»

Corrono i contagi e la pressione sugli ospedali è di nuovo diventata schiacciante. Tra ricoveri e decessi il bollettino diffuso quotidianamente dalla Regione racconta di una pandemia che è tornata a preoccupare moltissimo.

Mariella Enoc, procuratrice speciale del Valduce, che inverno ci aspetta?

Penso che sarà dura. Io so solo che il Covid è un virus che appartiene al ceppo influenzale e che le influenze ci sono sempre state d’inverno. È banale dirlo, ma non le ho mai viste ad agosto ed infatti ad agosto la pandemia ci ha concesso una pausa. Quindi adesso, alle porte della stagione fredda, l’attenzione deve essere massima. Da parte di tutti. Dipende anche dai singoli individui. Senza criticare nessuno penso che ciascuno debba mettercela tutta senza aspettare indicazioni dall’alto, con l’obiettivo di rispettare il prossimo e noi stessi.

Intende mascherina, distanziamento e igiene?

Certo e non solo. È bene rispettare il periodo di isolamento. Tornando da Roma e passando da Milano ho visto l’altra mattina nonostante il lockdown delle scene che mi hanno turbato. C’è ancora tanta gente in giro ed è sconvolgente. Dobbiamo tutti capire il difficile momento storico che stiamo vivendo.

Dipende tutto soltanto da noi?

No, non è vero, il contenimento della pandemia va anche al di là del distanziamento e della mascherina. Dipende anche dalle scelte delle autorità e dalle risposte della sanità. Ma stare a casa, indossare le protezioni e lavarci le mani, questo sì, possiamo farlo tutti.

E il Natale?

Temo che non sarà come i precedenti.

Qual è la situazione all’ospedale Valduce?

È

la situazione che stanno affrontando tutti gli ospedali, lombardi e non solo. Questo secondo momento della pandemia sta presentando un gran numero di pazienti alle porte del pronto soccorso forse in condizioni meno gravi rispetto a marzo. Alcuni si potrebbero certamente curare e seguire presso strutture non ospedaliere e dunque occorre attrezzare dei ricoveri esterni nelle città. Ma una quota di pazienti sviluppa forme della malattia molto gravi e pericolose. Noi abbiamo già occupato tutti e 31 i letti che ci aveva richiesto la Regione e dunque abbiamo fatto uno sforzo aggiuntivo per metterne altri a disposizione dei casi Covid.

La direzione sanitaria temeva di non riuscire curare tutti in Terapia intensiva.

Ma non è così. È vero che siamo in un momento difficile, ma è altrettanto vero che il nostro ospedale cura tutti. Il messaggio è che come sempre abbiamo fatto al Valduce cerchiamo senza fare mai nessuna distinzione di curare tutti entro i limiti delle nostre possibilità. Anche compiendo sforzi aggiuntivi. E senza dimenticare quelle gravi patologie che comunque meritano un pronto aiuto anche ai tempi della pandemia.

Ecco, le altre patologie rischiano di venire dimenticate?

Certamente occorre garantire una risposta anche ai tanti malati gravi e cronici che non sono investiti dal Covid, ma hanno una salute precaria e fragile. In pronto soccorso arrivano sì i malati contagiati. Ci sono poi le persone con problemi e traumi leggeri che sarebbe meglio seguire a casa. Ma ci sono anche gli infarti, gli ictus, le occlusioni intestinali, i parti complicati e tantissimi altri interventi che devono arrivare in ospedale e che devono essere gestiti al meglio. Per cui dobbiamo cercare di fare tutto il possibile a tutela di tutti i malati. Era una mia grande paura già nella prima ondata, arrivare a tutti i bisogni di cura. A tal proposito abbiamo aggiunto diversi letti per la terapia intensiva nella sala chirurgica, riprogrammando gli spazi per cercare di seguire ogni persona che ha bisogno d’aiuto.

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