Ex grossisti, l’incompiuta
Uno scandalo lungo 6 anni

Opere pubbliche: la prima parte dei lavori finita nell’estate 2015, poi il nulla - Mancano i parapetti, le finiture al piano superiore e persino gli ascensori

Como

Due milioni spesi per concludere - dopo intoppi e ritardi vari - la prima parte dei lavori. Peccato che la seconda tranche di interventi, a distanza di sei anni, non sia mai partita.

È l’incredibile storia dell’ex padiglione grossisti del mercato coperto, tra via Mentana e via Sirtori, uno spazio recuperato almeno per quel che riguarda il piano terra, eppure mai utilizzato appieno (ha ospitato solo un paio di eventi, l’ultimo in ordine di tempo Miniartextil). Ma la vera beffa si materializza guardando il piano superiore, rimasto “al rustico”, privo di parapetti e persino sprovvisto dell’ascensore.

Gli anni passano e delle sorti di questo enorme padiglione sembra importare poco o nulla dalle parti di Palazzo Cernezzi, se è vero - come è vero - che solo l’anno scorso sono stati stanziati 400mila euro per completare la riqualificazione, ma non risulta che sia stato ancora approntato un progetto e men che meno siano state avviate le procedure per la gara d’appalto. Così, quel che potrebbe diventare un gioiellino a due passi dalla città murata resta un’incompiuta, con tanto di erbacce che iniziano a spuntare sulla scalinata esterna, simbolo efficacissimo della scarsa attenzione riservata al comparto, per usare un eufemismo.

Il recupero del piano terra si concluse a luglio 2015 e lì siamo rimasti, con buona pace di chi immaginava nuove aree mercatali e per eventi, sul modello di quanto realizzato in altre città. Forse non c’è da stupirsi, in realtà, pensando a quel che (non) è successo in questi anni su temi aperti da tempo immemore, leggi Ticosa, nuovo palazzetto dello sport a Muggiò, giardini a lago, Tempio Voltiano (ebbene sì, è ancora chiuso), Politeama, Villa Olmo. Una collezione che si è arricchita peraltro di nuove “chicche”, come il cantiere fantasma per il nuovo porto a Sant’Agostino. In questo caso la competenza è di Csu, certo, ma si tratta di una società che è diretta emanazione del Comune.

Sarà colpa, come al solito, della burocrazia, dei tecnici, delle normative. E comunque «ci siamo concentrati su altre priorità».

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