Fontana e la tangenziale “monca”
«Completarla tocca al Governo»

Il governatore sul secondo lotto: «È un’opera che devono realizzare l’Anas e lo Stato, non la Regione. Ma sono pronto a incontrare il ministro Giovannini per sollecitare». Il nodo dei costi: servono 600 milioni

A sei anni e mezzo di distanza dall’inaugurazione, la tangenziale di Como - tre chilometri di asfalto - resta monca. Sfocia nel nulla, nella campagna di Albate. Nel frattempo, la settimana scorsa, la Pedemontana ha annunciato il completamento di tutte le altre tratte autostradali. Tranne la nostra. Pd e M5S se la prendono con la Regione, la Lega e il Pirellone scaricano sul governo. Alla fine della fiera Como resta in coda in macchina con la eterna incompiuta.

«Ma non c’entra niente la tangenziale di Como con la Pedemontana – dice il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana -. L’autostrada Pedemontana non prevedeva l’ultimazione delle altre opere connesse, tra le quali figura appunto il tratto comasco. È un’opera che deve essere realizzata e ultimata dall’Anas, dallo Stato, non dalla Regione».

Nel maggio del 2015 in pompa magna il primo lotto era stato inaugurato dalla Regione e dal gestore Autostrada Pedemontana Lombarda, dal Pirellone sono arrivate più volte a Como anche le promesse sulla cancellazione del pedaggio. Quindi la tangenziale scivolata nel dimenticatoio è passata di mano, all’ente centrale. Con tutta la possibile pazienza il comune cittadino comasco può lecitamente dirsi a ragione arrabbiato. «Posso sollecitare, premere, domandare – ribatte Fontana -. A breve ho chiesto un incontro con il Ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini. Tra i tanti temi al centro dell’agenda parleremo anche della tangenziale di Como».

È tutta una questione di soldi? «Insomma, il secondo lotto della tangenziale di Como in origine aveva anche un problema di economicità – dice sempre il presidente -: il primo tracciato ammontava a circa 850 milioni di euro e quindi era parecchio oneroso. Il secondo progetto redatto ammonta comunque a più di 600 milioni di euro. Comunque se il governo mette sul piatto più risorse per le infrastrutture locali e le opere pubbliche lombarde ben venga, siamo contenti. Io come rappresentante della Regione però non posso intervenire in maniera diretta. Dovrei chiedere il permesso, l’autorizzazione ad Anas e allo Stato. Come già detto la tangenziale di Como non è una strada di nostra competenza».

I rappresentanti del tessuto produttivo, il tavolo della competitività come la Camera di Commercio, suggeriscono di fare squadra. A Como anche alcuni importanti esponenti leghisti e forzisti consigliano di percorrere questa strada già seguita per la Tremezzina, un cantiere in dirittura d’arrivo. Ciascuno deve fare la sua parte. «Volentieri» taglia corta Fontana. Ognuno però per la sua competenza, lascia intendere. La verità è che anche agli addetti ai lavori il completamento della tangenziale di Como sembra una partita complicata e lontana.

Ad esempio per Roberto Castelli, ex ministro leghista ora presidente di Pedemontana. Per tutti il secondo lotto è un’opera necessaria, per il segretario del Pd Enrico Letta come per il segretario della Lega Matteo Salvini. Eppure resta una chimera. Il territorio comasco non sembra riuscire a fare la voce grossa, ad imporre un’agenda, non ha forza. Manca qualcuno che batta i pugni sul tavolo. «Io non me la sento di fare promesse – dice ancora Fontana – Chiederò comunque al governo di ultimare la tratta comasca».

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