«Frustata, legata e violentata»
Chiesto il processo per il marito

Il drammatico racconto durante una testimonianza in aula

Como

Quando nel marzo di cinque anni fa finì in ospedale, raccontò che a mandarcela era stato il marito. Ma tutta la storia nella sua drammaticità, ovvero i due mesi di abusi, violenze, umiliazioni, botte, è venuta a galla solo quando la donna è stata chiamata in aula a testimoniare per quell’episodio di lesioni. Che semplici lesioni non erano, almeno secondo la Procura, visto che ora a carico del marito pende una richiesta di rinvio a giudizio per lesioni, maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale aggravata.

Il caso

Lui è un uomo di 58 anni, italiano, comasco, di cui è possibile fare il nome per tutelare la vittima - almeno secondo le accuse formalizzate nell’atto d’accusa - di questa storia di violenza famigliare. Una violenza sfociata in tutta la sua drammaticità quando la donna ha deciso che forse quel matrimonio doveva finire. Nell’arco di due mesi, prima che lei decidesse di andarsene di casa, il marito avrebbe commesso ogni genere di maltrattamento e abuso sulla donna.

Tutto nasce dal ricovero in ospedale per le percosse subite nella primavera di cinque anni fa. I sanitari sospettano immediatamente che quei lividi (giudicati guaribili in dieci giorni) erano legati alle botte subite dalla malcapitata. E infatti il caso sfocia in una denuncia alla Procura, ma semplicemente per le lesioni subite.

L’uomo riceve un decreto penale di condanna, ma decide di opporsi. Il caso approda in un’aula del Tribunale di Como dove la moglie viene chiamata come testimone. E qui va in scena il suo racconto, più simile a una sceneggiatura dell’orrore che all’immagine di vita coniugale.

I fatti, almeno stando a quanto ricostruito dalle ipotesi di accusa, si sarebbero verificati in un paio di mesi (nel periodo immediatamente precedente alla presentazione in pronto soccorso). Davanti al giudice, sempre più incredulo, la donna inizia a raccontare di come il marito l’avrebbe picchiata, spingendola più volte contro il frigorifero, strattonandola, o ancora di come lui l’avrebbe frustate, legata, imbavagliata, addirittura costretta a indossare un collare per cani. E poi le minacce (per non andare al pronto soccorso), le foto hard scattate alla malcapitata e poi postate sui social, gli insulti e - soprattutto - le violenze sessuali.

Verso l’udienza

E così il fascicolo è tornato in Procura. Dove sono scattati ulteriori accertamenti da parte della polizia giudiziaria. Al termine dei quali il pubblico ministero ha deciso di formalizzare una richiesta di rinvio a giudizio per l’imputato, accusandolo formalmente di maltrattamenti, lesioni e violenza sessuale aggravata.

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