Giorno della Memoria
«L’orrore della Shoah
chiama tutti in causa»

Centinaia di studenti in aula magna per il ricordo del pedagogo Korczak, vittima di Treblinka

Como

«Nessuno deve mostrarsi indifferente alle sofferenze altrui. E soprattutto, nessuno può permettersi di sentirsi privo di colpe quando si parla di Shoah». È iniziata con un appello alle coscienze e alla responsabilità personale, ieri, la cerimonia ufficiale organizzata al Politecnico in occasione della Giornata della Memoria. Presenti le più alte cariche civili e militari della città, ma soprattutto moltissimi studenti delle scuole superiori che hanno partecipato al ricordo attraverso una rappresentazione della figura di Janusz Korczak, medico e pedagogo polacco deportato nel campo di sterminio di Treblinka insieme a tutti i bambini ospiti dell’orfanotrofio ebraico del ghetto di Varsavia. Un ricordo affidato al pedagogista Dario Arkel.

«Parlare di Olocausto – ha esordito il prefetto Bruno Corda - non deve essere una celebrazione fine a se stessa. Deve invece a servire a ricordare che la coscienza antisemita è un qualcosa che è stata portata avanti nei secoli e che ha interessato direttamente anche l’Italia. Incolpare il solo popolo tedesco, come è stato fatto in passato, significa non tenere conto di quell’intolleranza e quel razzismo che emergono forti specialmente in momenti di crisi economica».

Il rischio, ha spiegato il prefetto, è che nascondendo le responsabilità personali si eliminino gli anticorpi contro l’intolleranza. Da qui l’invito rivolto alle giovani generazioni a prestare attenzione ai gesti e alle parole. «Ragazzi – ha proseguito Corda – state attenti alle parole che dite, le parole sono macigni e ogni volta che sottovalutiamo le conseguenze di ciò che diciamo alimentiamo l’intolleranza».

La cronaca e le foto della giornata sul quotidiano in edicola sabato, 28 gennaio

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