Gli arredi dell’asilo Sant’Elia
Due sale dedicate in Pinacoteca

Mostra permamente con sedie e banchi ideati da Terragni - A cura di Paolo Brambilla, racconta una quotidianità semplice e poetica

«Non sapevo mai quando ero all’interno e quando fuori»: è il ricordo di chi nell’asilo Sant’Elia ha avuto il privilegio di crescere. Pensando ai bambini, Giuseppe Terragni disegnò nel 1935 quell’edificio luminoso insieme agli arredi, da ieri sera in mostra permanente alla Pinacoteca civica dopo una anticipazione temporanea nel 2018 a conclusione del lavoro di recupero e catalogazione.

Pochi oggetti commoventi nel loro essere essenziali e funzionali. Colori giocosi e forme pulite. Banchi leggeri, individuali, che si possono spostare, un’intuizione attuale e il superamento definitivo dello stile De Amicis. Tra le sedie la citazione della “Lariana”, a misura di bimbo. L’infermeria, lo scaffale, gli armadietti, con un piccolo grembiule come dimenticato lì, rivelano la cura dei dettagli del grande architetto razionalista, capace di progettare vetrate smisurate come di chinarsi sui particolari.

La curatrice del progetto, Roberta Lietti, ha restituito una prospettiva storica e sociale agli arredi originali e all’edificio dell’asilo che definisce «capolavoro al pari del Duomo» situato nel quartiere Borghi, nei primi del ‘900 area urbana periferica e in forte espansione dove le donne erano impiegate nelle tessiture («per i loro bambini Giuseppe Terragni volle il meglio»).

L’allestimento della mostra permanente “Giuseppe Terragni per i bambini: l’asilo Sant’Elia” a cura dell’architetto Paolo Brambilla è un racconto di un quotidiano semplice e per questo poetico, raccolto in due sale del secondo piano di Palazzo Volpi, una parentesi tra le opere che esprimono quel magico incrocio di genialità che fu la Como razionalista. Livia Cioffi, assessore alla Cultura, ha salutato la mostra come uno dei passi per la valorizzazione del patrimonio storico e artistico della città. «Un intervento che si inserisce in un piano di lavoro pluriennale» ha poi spiegato Veronica Vittani, responsabile Musei civici, con una visione fluida e dinamica del patrimonio museale, in costante dialogo con la città.

Ma per il dialogo bisogna essere almeno in due e quell’edificio fatto per i bambini e pieno di luce, a pochi minuti dalle “mura”, tra via Dei Mille e via Alciato, resta, per ora, chiuso.

Ad immaginare un futuro per uno dei capolavori dell’architettura hanno provato i curatori della mostra. Pur consapevoli della sua vocazione ad accogliere bambini, non ci sarebbero le premesse per una ristrutturazione che rispetti i parametri di sicurezza attuali senza stravolgere l’edificio. Perché quindi non conservarlo al meglio e renderlo un luogo di studi, di attività per i bambini, per gli studiosi di pedagogia e per gli architetti? L’ipotesi è di mettere l’asilo a disposizione di tutti come paradigma dell’architettura scolastica.

Per ora, chi volesse conoscere quel luogo può solo inquadrare un QR code che lo racconta in video o ascoltare in sottofondo le voci dei bambini, gli ultimi che lo hanno frequentato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA